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Titolo: Guida di Roma

Autore: Lorenzo Gigli

Data: 1932-09-21

Identificatore: 1932_535

Testo: Guida di Roma
L’incontro di Mario Sobrero con Roma segna un momento importante nella biografia dello scrittore piemontese, vi apre un capitolo nuovo, determina una prova decisiva per quanto riguarda gli orientamenti e i risultati delle meditazioni e delle riflessioni che stanno alla base dell’opera narrativa e giornalistica del Sobrero, che un giorno, non bastandogli più i famigliari colloqui con gli aspetti del paesaggio nativo, allargava i propri orizzonti sino a comprendervi le grandi sagome lasciate sul terreno più illustre della penisola da tremila anni dì drammatica continuità storica e spirituale. Questo senso dell’universale, di cui nessun altro clima al mondo è imbevuto come quello di Roma, domina dalla prima all’ultima pagina il bel libro su Roma (ed. G. Carabba, 1932 - L. 20) nel quale il Sobrero ha raccolto le testimonianze del suo incontro, consegnandovi i documenti artistici e morali della sua curiosità, del suo tremore, della sua ansia di conoscere e di comprendere, del suo castigato entusiasmo, infine delle reazioni della sua sensibilità e umanità di fronte allo specchio dell’eterno che è in Roma, dove il tempo è un fiume che scorre dai millenni lontani verso la sua ultima foce. Il Sobrero non ha impostato solennemente la sua presa di contatto con Roma nè s’è provato a interpretare gli aspetti delle varie civiltà che si sovrappongono e si fondono nel crogiolo dell’universalità; le sue meditazioni sono d'altro carattere, cercano gli aspetti meno appariscenti, più segreti, della vita di Roma, inseguono il tempo e la storia, più che nei maestosi monumenti imperiali e cristiani, in recessi meno noti, in angoli appartati, nei punti cruciali della tradizione, là dove il nuovo non è mai così nuovo da smentire in pieno il passato, ma ad esso si ricongiunge con modi originali e pittoreschi e forma un altro pilone di quella continuità che Roma ha nel suo destino. L’atteggiamento del Sobrero davanti alla maestà di Roma non è lontanamente accostabile a nessuno dei precedenti più insigni. Il sentimento del Sobrero di fronte a Roma è un sentimento d’umiltà che si traduce nella rinuncia più assoluta ad ogni esaltazione lirica e declamatoria, ad ogni amplificazione della sensazione e dell’immagine, Siamo in regime di perfetta coerenza coi caratteri dell’ispirazione e dell’arte del Sobrero, quale appare dalla sua opera narrativa e giornalistica. Codeste prose romane, nate per il giornale, vivono nel libro naturalmente, quasi senza bisogno di rielaborazioni, per l’autenticità della loro origine. La notazione è semplice, quasi dimessa, ma nello schema lineare della prosa il senso dell’eterno che emana da ogni pietra di Roma, la sua posizione di gran nave della storia ancorata sul fiume del tempo, s’incidono con la grandiosità degna del loco a cui lo scrittore s’è avvicinato. Fermiamoci, per esempio, nelle prime pagine, sulle rive tiberine dove maturò la leggenda romulea e dove Roma si specchia da quei giorni. « Per il suo cammino sempre più ampio e luminoso a misura che discende, il Tevere se ne viene a Roma, piano, con giri di pigro viandante... Dalla Sabina dove lo guardan di lontano neri paesi, viene alla Campagna sparsa di qualche casale e di mandre, come cercando una solitudine più perfetta. Ma ad una svolta decisa trova ad un tratto gli archi del Ponte Molle, l’ingresso alla portentosa città. La trova, questa sua Roma, sempre più vasta... »
Il Lungotevere dei Fiorentini, la via Giulia, i Prati, Castel Sant’Angelo; eccolo sotto il Gianicolo, il fiume; in fondo alla veduta, la cupola di Michelangelo, gonfia, e leggera, è un’apparizione. Lo scrittore, a questo punto, si ricorda che viene da una città fluviale. « In ogni città ove scorra un fiume, i quartieri distesi sulle sue rive sono i luoghi che subito amo »; e gli vengono in mente i colloqui torinesi col Po « al quale si affida volentieri ogni pensiero, ogni segreta cura o speranza come se non deva perderli per via ma fedelmente custodirli ». Momento d’un diario intimo, sentimentale ritorno sul passato. Tutta la « guida » di Sobrero muove dal piano autobiografico alla conquista d'una visione di valore universale dove Roma gioca la sua posta eterna. La preparazione dello scrittore, la sua cultura e il suo gusto, la sua naturale diffidenza d’un entusiasmo non controllato lo aiutano a piantar bene i piedi sul terreno della realtà prima d’abbandonarsi alla contemplazione e al sogno. Anche dove « hanno lavorato cattivi scenografi » la grandezza di Roma; appare al Sobrero nella sua immagine più viva e durevole, con gli aspetti religiosi che le son conferiti dalla sua funzione nel mondo. Qui la favola puerile e la leggenda romanzesca e la verità credibile, gli avvenimenti lontani e i fatti di ieri, « tutto si compone in una ricordanza vaga ed incoerente, come d’un sogno, che è l’eco, il riflesso pallido, il fantasma delle avventure umane vissute nei millenni su queste sponde ». Qui la città è veduta fuori del tempo. Ma poi si rientra nel tempo, si tentano gli accordi del lontanissimo passato con la realtà d’oggi e di sempre, con la vita in divenire. Ecco il fiume che dopo aver lambito pietre tanto illustri e cariche di storia se n’esce alla campagna, di nuovo libero, di' nuovo tra basse e nude rive coperte di silenzio: « Rivede mandre, casali, pastori a cavallo. Passa accanto a quella che fu la ricca trafficante città d’Ostia, ossame sparso all’aria. Poi il Tirreno: vento sale schiuma, vita perenne ».
Bellissima pagina, propìzia introduzione alla lettura del libro, il quale ci dà la misura della sensibilità e dell’arte del Sobrero al paragone d’un tema di tale portata. Egli è un pellegrino sceso dal nostro settentrione a respirare l'aria dei millenni là dove la nostra stirpe ha posto i suoi segni vitali, dove son confluiti e si son fusi due mondi dove il classicismo ha trasmesso al cristianesimo la fiaccola d’una missione universale. Pellegrinaggio reverenziale, in atto di perfetto amore: ricognizione d’un figlio del secolo sui luoghi dove si constata ancora vero dopo duemila anni il vaticinio d’Orazio che il sole non potrà mai illuminare nulla di più grande. Questa « guida di Roma » può essere un ottimo breviario per gli italiani d’oggi, ai quali la retorica, anche d’ottime intenzioni, non dice più nulla: e alla esemplare castità e religiosità dell’itinerario si accompagnano degnamente i disegni di Emilio Sobrero che illustrano sinteticamente Roma ne' suoi aspetti eterni.
Lorenzo Gigli.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 21.09.32

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Citazione: Lorenzo Gigli, “Guida di Roma,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 14 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/791.