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Titolo: Nino Salvaneschi

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1932-10-12

Identificatore: 1932_453

Testo: GALLERIA
Nino Salvaneschi
Il passato narrativo di Salvaneschi è legato a quella sua concezione spiritualista dell'universo che è uno dei suoi titoli di nobiltà. Isolandolo nel mondo, la cecità lo ha reso sensibilissimo ai più sottili tremori dell'anima, alle minime velature dello specchio psichico, ai moti più segreti della coscienza morale e religiosa. La sua mistica non è teoria se non in quanto forma la base necessaria, etica e spirituale, alla sua esistenza d'uomo e attività di scrittore. Tutto ciò che appartiene all'inconoscibile lo interessa, l’occultismo, lo spiritismo, l'eterno dissidio tra il bene ed il male che sta alla base del nostro destino terreno: ma la curiosità di Salvaneschi non è esteriore e dilettantesca, la sua pratica non è profana; un’ardente religiosità anima le sue ricerche e le sue esperienze, un soffio mistico innalza le sue conclusio ni e le trasferisce su piani ideali di valore universale. C’è tanta sete di fede e di poesia in lui da giustificare spesso anche il tono infiammato che dà a certe sue pagine un valore intimamente polemico. La sua concezione dell’umanità catalogata con fermezza da giustiziere nelle due grandi categorie degli eletti e dei reietti è un poco sommaria; e il clima ha risonanze apocalittiche che ricordano talvolta certi partiti merescowskiani, intesa la tecnica del romanziere russo al modo dei grandi affreschi in cui si rappresenta collettivamente il dramma dell’uomo e la resa finale dei conti: dramma tremen do di folle beate e dannate, su sfondi d’oro celeste e di fuoco infernale, su tessuti armoniosi di tube d'angeli e fragore di diaboliche catene, e in alto quell'occhio e quella mano divini che leggono e scrivono nell’eternità la sentenza (Michelangelo sublimò tutto questo nel Giudizio della Sistina, là dóve il genio ha fatto la sua prova più grande; e non è chi non tremi sbigottito al ricordo di quell'inesorabile rappresentazione). La formola messianica del romanziere moscovita, oggi esule e corrucciato, non è di quelle che possano soddisfare il nostro chiaro sentimento latino e la nostra logica lineare. Si ammira la costruzione senza lasciarsi prendere dalla teoria. Nel Salvaneschi la teoria non conta che come punto di partenza e come ispirazione: ma l’artista la vigila e la controlla. Si veda il recente romanzo L’arcobaleno sull’abisso (ed. Corbaccio) e si noti ancora una volta con quale abilità lo scrittore ha saputo dirigere le vaste correnti del dramma, distribuire i piani e concertare le parti. I negatori di Dio e i cercatori di Dio sono ancora una volta in lotta; i distruttori e i costruttori impegnano ancora la loro battaglia che si trascina dall'alba del mondo, e la sviluppano secondo i nuovi apporti della presente civiltà meccanica. C'è, nel romanzo, il clima d'oggi, l’ansito d’oggi, questo senso di vigilia, questo presentimento dell’abisso: c’è la menzogna materialistica della vita moderna di contro alla luce della verità che par ridotta a una moribonda fiammella; ci sono i sacerdoti del piacere contro i confessori dello spirito. Satana conduce il ballo; e nel corso della vicenda il Salvaneschi ha dipinto scene illuministiche con una vivezza e una sobrietà che possono ricondursi sotto il segno di Huysmans, e da cui ogni compiacimento del morboso e del peccaminoso si esclude da sè. I simboli sono chiari, le allegorie trasparenti. Nè la rivincita della tradizione, della fede e del buon senso si fa attendere troppo. Vince il più degno, chi è più vicino alle forze sincere ed eterne della vita. L'ortodossia del romanzo di Salvaneschi è fuori discussione; e il carattere dell'avventura è nella sua drammatica attualità. *

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 12.10.32

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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Nino Salvaneschi,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 14 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/709.