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Titolo: Gedeone e la sua Stella

Autore: Aldo Palazzeschi

Data: 1932-10-19

Identificatore: 1932_454

Testo: Gedeone
e la sua Stella
Quando Stella disse a Gedeone il famoso « sì », era una ragazza stagionata, più che trentenne. Non aveva avuto fretta di maritarsi; il carattere altezzoso e rigido, come il portamento e la figura, le aveva tenuto i giovanotti a rispettosa distanza, permettendole troppo di calcolare; né, d’altra parte, aveva favorito quei naturali scoppi delle simpatie che il popolo chiama caldane, cotte, cantonate, scuffie... E per quanto fosse una bella ragazza, nella prima gioventù era passata per la più bella del paese, i giovanotti la giudicavano superbiosa e frigida, troppo alta e fiera. Alla sua bellezza era mancata la scintilla, tutti avevano detto « bella » senza accendersi, o senza riuscire ad accenderla. Era rimasta lì. Le donne, sentendone vantare la bellezza, dicevano che era un bel carabiniere, ma in questo caso non bisogna dar retta alle donne, per quanto talvolta ne assumesse l’atteggiamento e l’espressione; se no dicevano che era un buco arrovesciato, un libro chiuso.
E Gedeone, come Stella, non era più un adolescente, oltre trent’anni anch’esso, e per quanto si potesse dire un bel giovane non aveva preso moglie; e dovendone accollare al carattere la ragione bisognerebbe aggiungere: per l’opposta ragione. Tanto Stella era scontrosa e dura, tanto Gedeone era sorridente e tenero, espansivo, sensibile; e con tutto ciò le ragazze non si erano strappate i capelli per averlo. Lo giudicavano melenso, patetico, troppo fantastico, esoso, antipatico, un fico lesso.
Fu la selezione ad avvicinarli, a farli considerare reciprocamente. Tutti si erano sposati della loro classe, e due alla volta erano spariti dalla contesa giovanile; loro erano rimasti in piazza, soli, l’uno davanti all’altra divenendo sempre più grandi, come due torri.
Stella, esternando il famoso « sì », aveva detto dentro di sé: « Gedeone è un buon diavolaccio », ammesso che quel « dentro » non ne contenesse un altro dentro e questo uno a sua volta, ragione per cui non è facile sapere quello che hanno dentro le donne, e nel qual caso quel « diavolaccio » chi lo sa mai dove sarebbe andato a finire: « Ha una bella casa e delle buone terre affittate bene, aggiunte alle mie formeranno un possesso rispettabile. Con lui farò tutto quello che mi pare, va bene per me ».
Gedeone invece amava Stella per la magnificenza del nome, pari all’imponenza della persona; per quell’aria altera che lo faceva pensare a Una regina, e per l’isolamento nel quale si era compiaciuta di rimanere, a! disopra delle zuffe paesane; a lui non facevano paura le donne troppo alte e orgogliose, e ascriveva a un favore della sorte il poterla avere. Ammirandola in piazza gli appariva come una bella statua.
Il paese si domandava: come avrebbero potuto vivere insieme una donna così aspra e un uomo tanto dolce come un vaso di miele? Ed è quello che ci piace di sapere.
*
Fino dai primi giorni del matrimonio. Gedeone si prodigò alla moglie svelandole l’animo poetico e sensibile; partecipandole i sentimenti nobili e squisiti di cui era colmo il suo cuore; e mostrandole, con voce commossa, tutte quelle bellezze e fenomeni da cui i suoi sensi pronti venivano colpiti e affascinati quotidianamente: luci e ombre, albe, tramonti, aurore, crepuscoli, astri, costellazioni e lune piene, paesaggi, fiori e frutti... apprezzamenti e osservazioni a cui Stella rispondeva con dei « già già, sì sì, ho visto, è vero, lo so, bene bene ».
E si capisce che a quell’uomo, avvezzo a contenere in sé le espressioni dei propri sentimenti, il fatto nuovo di esprimersi offrendole, come in dono, ad un’altra creatura gli aumentasse dintorno l’alone dell’entusiasmo, della poesia e dell’amore. «Guarda, Stella! Stella, senti! Stella, dimmi! », esclamava il marito con naturale enfasi nella voce. E la moglie rispondeva con voce grossa e strascicando senza fretta le sillabe: « Ho visto tutto, ho sentito tutto e ho capito ogni cosa... ». E aggiungendo in quel suo « dentro » che già abbiamo discusso: « Questa volta hai trovato chi ti serve a dovere: barba e parrucca ».
La vita in comune per ragioni di diversità sostanziale o, più precisamente, di opposta natura e in virtù di quei contrasti scoppiati presto e moltiplicatisi rapidissimamente doveva, fino al massimo grado e con la massima soddisfazione d’ambe le parti, svilupparne il carattere molto meglio e di più che se fossero stati di carattere somigliante, servendo a questo modo l’uno all’altro di sprone. Che avrebbe fatto Stella cori un marito deciso e forte, non disposto a lasciarsi sopraffare dalla moglie, ma ambizioso di sopraffarla facendola da padrone? Avrebbe dovuto placare il proprio impulso, o rompersi o piegare, chinar la testa, abbassare la voce, annichilire o andar per le cattive, finire col naso in terra e a corna rotte. E che avrebbe fatto Gedeone incontrando una donnina tenera, sdolcinata, poetica, svenevole, smancerosa, daddolona, tutta brividi e sospiri, gestri e calìe; che per le sue possibilità di femmina lo avesse superato nel genere? Tutto il polline delle sue tenerezze sarebbe annegato in quel giulebbe.
Voi mi potete osservare che Petrarca e che Dante salirono tanto in alto nella poesia e nell’amore senza bisogno di sproni né di fruste, essendo Laura e Beatrice donne dolcissime e pie, né essi, d’altronde, potevano arrivare più in su di dove riuscirono ad arrivare. Lo riconosco, lo so, ma debbo farvi anch’io un’osservazione: prima di tutto né Laura né Beatrice furono la moglie del loro poeta, e questo, per chi è pratico della faccenda, ha un certo valore: ci fu un poeta che cantò la moglie senza far ridere? Ecco un nuovo filone da esplorare. Inoltre, non si sa precisamente come fossero quelle donne benedette, non vi fidate troppo di quello che è scritto sulle carte; e certuni insinuano che non esistessero neppure, figuratevi un poco!... E l'esser tanto belle e tanto buone, ma soprattutto il parlar poco e sempre a proposito, accredita l’insinuazione. Ma ammettiamo che fossero quali ce le hanno descritte, io vi posso assicurare che se invece di quelle anime angeliche avessero avuto l’anima... di tutte le altre dorine e, meglio ancora, della donna in discussione, a quel punto medesimo ci sarebbero arrivati coll’aeroplano, precedendo di sei secoli l’invenzione.
Diceva Gedeone, il quale non sapeva che fossero i poeti suddetti, essendo lui poeta rustico, naturale: « Stella del giorno, Stella della notte, quando apparisci te s’inchina il sole, le stelle non ardiscon di guardare il tuo splendore ». E Stella rispondeva: « Ti venisse il caricherò ».
« Vorrei coprirti di diamanti come fa l’aurora con le rose ». E Stella rispondeva: « Crepa ». « Oh, cara! Oh, bella! Oh, perfetta! ». E Stella, a seconda dei casi: « Oh, idiota! Oh, sciabordito! Oh, scemo! ». Ma vi dirò una cosa che vi farà sbalordire, per dimostrarvi meglio quanto fosse feconda una tale diversità: ad un certo momento, abbandonatisi i coniugi alla corrente del proprio istinto, anche Stella pervenne alle altezze prodigiose della poesia. Ditemi un poco, lo avreste potuto immaginare? Allorché il marito le diceva di non sapere quali fossero più favolose, se le grazie del suo corpo o quelle della sua mente, la moglie rispondeva: «Ti venisse un accidente ». O che di tutte le bellezze del creato era la più fulgida e bella: « Ti venisse il torcibudella ».
Gli uomini del paese mormoravano: « Chi lo poteva credere ch’egli fosse tanto imbecille? ». E le donne alla lor volta: « Chi l’avrebbe mai creduto ch’ella fosse tanto crudele? ». Da quale parte era la ragione? *
Ciò che accade nell’animo dei poeti più grandi doveva fatalmente accadere in quello di Gedeone; pervenuto agli strati superiori della natura umana, la poesia cede il posto alla fede, entrando nel regno del soprannaturale. Lasciate in basso le sensazioni squisite o delicate, i fascini delle bellezze mondane, lo spirito si attacca ad un’idea assoluta per salire fino all’estrema vetta dove è una luce immobile.
E questo nuovo stadio, insuperabile, fu provocato anche stavolta, come accade nell'uomo generalmente, da un fatto materiale, materialissimo, che ora vi dirò. Crescendo Stella nelle proprie rampogne, mano a mano che il marito cresceva nello slancio della propria ispirazione, stanca di rispondergli in rima e senza rima, come aveva fatto fin lì, guardatolo bene in viso, un giorno, gli lasciò andare un ceffone così potente per il quale Gedeone, invece di vedere una stella sola, le vide tutte e tutte insieme; quindi, per alcuni minuti, non vide nulla: nero, tutto nero. E quando poi ricominciò, con grande stento un pocolino a vedere, non era più capace di riconoscere la moglie, gli apparve cambiata, un’altra donna. Era nata la fede. Spari davanti ai suoi occhi la sua bellezza corporale, la vide trasumanata, incorporea, celeste, con aureole dorate e sotto un manto di luce. E via via di questo passo per modo che lei non ebbe più bisogno della bocca per esprimersi, ma bastarono il rovescio delle mani, le suole delle scarpe e delle ciabatte.
Gedeone aveva presa l’abitudine di starsene sulla porta di casa, seduto sullo scalino e a naso in su come chi aspetta dall’alto qualche cosa di soprannaturale. E siccome proprio sopra la porta era la finestra della cucina, non appena Stella aveva finito di rigovernare i cocci del pranzo gli rovesciava sulla testa il catino della rigovernatura. Ed egli, come tutti i fedeli che aspettano le rivelazioni dalle prove, sapendo a quale durezza di prove furono esposti i suoi predecessori di tutti i tempi, gridava: « E’ poco! E’ poco! E’ niente! Troppo poco, perché? », seguitando a sbraitare che quell’acqua sudicia era una galanteria sopraffina, ben altro ci voleva, ne avrebbe voluta un fiume sulla testa, e molto più sudicia di quella; la trovava monda come un’acqua di sorgente.
« Di più! Di più! » gridava Gedeone mentre che Stella, lavatesi le mani nella catinella, gli rovesciava addosso, a titolo di contentino, quella seconda sciacquatura; dolendosi con lui che fosse poco e poco sporca, e rimandando al giorno dopo il seguito di quel sollazzo. « Ancora! Di più! Di più! ». Ma visto che per il momento non veniva altro, si rassegnava, ringraziando il Signore e invocando la moglie: « Per te! Solo per te! Tutto per te! Solo per lei, donna sublime, io sono pervenuto fino a te, o Signore! ».
Tutti dicevano intorno: « Che cose! Che scene! Che marito! Che moglie! Che gente! ». Chi teneva la bocca stretta, chi la teneva spalancata: « L’ha fatto impazzire! E’ diventata terribile! ». Chi si metteva a piangere, chi si metteva a ridere, e nessuno si accorgeva ch’era una coppia felice.
Aldo Palazzeschi.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 19.10.32

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Citazione: Aldo Palazzeschi, “Gedeone e la sua Stella,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 15 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/710.