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Titolo: A una cincia, A una cicala

Autore: Francesco Lanza

Data: 1932-10-12

Identificatore: 1932_447

Testo: A una cincia
Quando il fiato di settembre La stanca estate illimpidisce E rediviva sulle morte erbe In un tranquillo splendore Quasi posa la vaga stagione, Tu torni, o cincia, a tintinnir tra i rami Quella che già dal petto Ti trasse aprile argentea canzone.
L'estate ti fugò, e il chiuso inverno Non avrà la tua voce: tali ami Del fuggitivo tempo aure lievi Che precorrono l'afa o le caligini Con eguale dolcezza alla stagione Sì che l'una nell'altra si ripete.
Così alla mia mente la speranza, Prima che cada al gelo o maturando Perda il virgineo incanto, Nelle limpide paci
Che ad ora ad ora il tempo arido dona Modula sola e leggera il suo canto.
A una cicala
Ancora stridi, garrula cicala, Tra le fronde del pallido olivo Nell'afa colma, disteso Riverbero sull’esausto clivo.
Qui all’ombra ai cari giorni Dall'insistente suono scandite Colsi del caldo mattino le pigre Ore, e i fervidi sogni.
Corroso dal tuo metro Come dal dente eguale d'una tarma Molto tempo è caduto, o cicala, Monotono moto dei sensi D’altre fila l’arida tela intesse.
Stanco e deserto è il meriggio, E questa giovinetta che m’arride, Ilare al tuo canto e ai vaghi sogni, A me ricorda che trascorso è il lampo
Del mio mattino e che ben presto il cuore Al termine verrà della speranza Nel trito tarlo del tempo.
Francesco Lanza.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 12.10.32

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Citazione: Francesco Lanza, “A una cincia,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 14 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/703.