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Titolo: I nomi dei personaggi

Autore: Guido da Verona

Data: 1932-06-08

Identificatore: 1932_264

Testo: I nomi dei personaggi
Abbiamo rivolto ai più noti scrittori italiani di romanzi, novelle e commedie questa domanda: « Come scegliete i nomi dei vostri personaggi? ».
La scelta dei nomi non è, infatti, una cosa semplice, e si sa che molti autori celebri si sono spesso serviti, a questo scopo, del caso. Così Dickens battezzava i propri eroi coi nomi che leggeva sulle insegne delle botteghe londinesi, al pari di Balzac che si serviva di nomi presi in prestito a onesti bottegai parigini. Altri non hanno esitato a ricorrere... all’orario delle ferrovie, all’elenco telefonico, agli annuari e ai cataloghi d’ogni genere. Le fonti sono numerose e curiose. E non è da escludere che la stessa cronaca dei giornali sia un buon ausiliario per gli scrittori in cerca di nomi.
Pubblichiamo la prima risposta alla nostra inchiesta. E’ d’uno scrittore che di personaggi ne ha tenuti a battesimo parecchi: Guido da Verona.
Sono certo di non avere mai spesa un'ora nella ricerca d'un intreccio, poichè tale fatica mi sembrerebbe del tutto vana e perfettamente contraria alla natura dell'arte. Credo non vi sia pittore il quale abbia mai dipinto un buon quadro senz'avere davanti alla sua tela i modelli vivi. Così dev'essere per noi scrittori. Il libro « inventato » non è che un fantoccio meccanico. Dice sì e no; fa qualche passo; poi cade a terra.
Nel campionario delle materie nobili che debbono comporre l’arte, il libro « non vero » al paragone di quello « autentico » — cioè tessuto dalle sapienti mani del caso e dalla inesauribile fantasia della vita — sta, esattamente, come il cemento alla pietra, la celluloide all’ambra ed alla tartaruga, gli « ersatz » d’ogni specie al prodotto naturale che tentano falsificare. Un libro il quale, prima di recarsi dal tipografo, non sia realmente « accaduto » fra gli uomini, secondo me non è un libro. Poltiglia del calamaio, distillazione di pazienti alambicchi, vuota larva, da cui l’anima è volata via.
Per la stessa ragione mi sembra (e può darsi m’inganni) di non aver mai perduto il mio tempo alla ricerca d’un nome. Le insegne dei bazar metropolitani purtroppo non mi hanno illuminato; l’elenco dei telefoni mi è risultato sterile come la regina delle Amazzoni. Ma quando, per me, dal confuso tùrbine delle sensazioni e dei ricordi una bella storia nasce, con quella prepotente necessità di espressione che l'inchiostro male traduce, essa ha già il suo nome. Non io l'ho dato; essa già lo porta. Può non essere, anzi non è quasi mai, il suo nome vero; però appartenne ad altri, chissà dove, chissà quando, nè saprei dire in che modo le si è congiunto.
Mi sembra che i nomi appartengano alla fisionomia d’un personaggio; sono inconfondibili, e non potrebbero mutarsi con altri. Nei grandi libri, ogni personaggio vero e vivo ha sempre un nome fortemente individualizzato, cioè quello che più gli conviene.
Tale mia ricerca è invece molto più accurata, più esitante, più palpitante, allorchè debbo — come ogni anno mi accade — distribuire i nomi ad un piccolo branco di corsieri in miniatura, che, ignari della gloria o della frusta cui li serba il fallace traguardo, si appressano al fonte battesimale con occhi amichevoli e spauriti.
Sono certo che se Jacopa del Sellaio ed Aprii the Fifth si fosser chiamati Rosina e Timoteo, non avrebbero vinto il Derby.
Guido da Verona.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 08.06.32

Citazione: Guido da Verona, “I nomi dei personaggi,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 14 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/520.