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Titolo: Giovanni Comisso

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1932-05-11

Identificatore: 1932_230

Testo: GALLERIA
Giovanni Comisso
« Commisso viaggiatore »: il bisticcio è facile. Monelli l'ha persin messo in rima, poche settimane fa, in questa stessa pagina del giornale. Ma il viaggiatore oggi c’è davvero, e con un libro che conta. Nella bibliografia di Comisso questo volume di ricordi di viaggio nell’Estremo Oriente Cina-Giappone - ed. Treves Treccani Tumminelli, 1932 - Lire 15) si aggiunge a tre volumi di prosa narrativa che tra il ’24 e il ’28 proposero il nome di Comisso all'attenzione dei lettori di gusto; e vi si aggiunge con caratteri suoi, con una fisionomia particolare, con direzioni precise. Non si tratta del consueto diario di viaggio, delle solite cronache nomadi imbastite su appunti impressionistici, su pochi dati positivi e molte amplificazioni di maniera, su giochi di fantasia romantica o d'invenzione pseudo-umoristica destinati a fornire immagini esotiche e provvisorie illusioni al borghese sedentario che affondato in poltrona legge il giornale e si fida di tutto ciò che gli si racconta., trova fotografico X. e spiritoso Y. e si compiace di averli sottomano nell'ora della siesta. L'impegno di Comisso è ben altro, altri i suoi mezzi espressivi, altra la sua sensibilità. La Cina e il Giappone gli appaiono non come pretesti per raccontare per la millesima volta la storia della soppressione del codino o la crisi delle gheishe, e ricamarci intorno alcune avventure banali e ricavarne una morale purchessia; ma gli si presentano per quel che sono, nella loro realtà storica e spirituale, campionari d’una umanità il cui segreto merita d’essere scavato a fondo, sollevato alla luce della esperienza e della inquietudine occidentale. Uno sforzo di questo genere, un proposito di chiarificazione e di interpretazione di tale portata richiede, più che uno studioso di fenomeni etnici e politici o un appassionato di scienza del costume, un poeta. Il fondo, laggiù, è generosissimo. E non l’hanno certo esaurito Loti e i suoi seguaci d'ogni colore. C'è chi sa dire cose abbastanza precise e garbate senza penetrare oltre la superficie, chi propone la soluzione d’un problema complesso sfiorando per virtù d’intuizione la verità, chi infine si fida della personale esperienza e delle risorse del « mestiere » per tracciare alla brava lineamenti di popoli e disegnare contrasti di razze. Abilità cronistica, sforzo spesso coscienzioso, ma risultati provvisori in linea morale e nulli in linea d’arte. Vedete, invece, Comisso alle prese con cinesi e giapponesi, osservatore di tifoni da Zikauei o passeggero d'un treno che attraversa le risaie della Corea: il suo atteggiamento è sempre determinato da una curiosità neppure dissimulata, cordiale e malinconica insieme, da un abbandono quasi ingenuo ai richiami della natura, della umanità e della storia in un paesaggio che prèsta motivi senza fine rinnovantesi alla tavolozza del colorista e alle sottili nostalgie del lirico. Comisso è di fronte ad un mistero, ad un groviglio di misteri etnici e spirituali che hanno radice in tradizioni millenarie, in un substrato religioso le cui linfe continuano, da tempo immemorabile, a correre sotto la superficie e a vivificare la cronaca d’oggi. Il senso di questo mistero è vivo in ogni pagina, è presente in ogni meditazione, determina quelli stessi scatti dello stile comissiano che in questo caso creano l'atmosfera esterna adatta alla intensità interiore del quadro, lo collocano sopra un piano di mito. Ci sono, nel diario di Comisso, tratti di psicologia che illuminano più d'un contrasto e d’una contraddizione dell'anima orientale, e documentano un desiderio di comprendere professato in commovente umiltà, quella che gli artisti veri non disdegnano quando son posti di fronte a un fatto o a un problema che tocca la loro fantasia e il loro cuore e li attira nell'orbita del suo interesse poetico (da certe pagine del Vento dell’Adriatico e da molte di Gente di mare conosciamo questa felicità d’abbandonarsi al sentimento immediato che è caratteristica di Comisso). Si vedano la visita all’isola dei lebbrosi presso Canton, le interpretazioni di Sciangai e di Pechino, la romanza delle donne di Kioto, certi riflessi di ciliegi in flore sullo sfondo del Fujihama, certe ore mistiche nei templi buddisti, certe ore paniche nei parchi di Tokio: sono capitoli d’una guida dell’Estremo Oriente, che la sensibilità novecentista riconosce ancora, ma con ben altro spirito, come il paese delle meraviglie, degli enigmi e del silenzio.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 11.05.32

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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Giovanni Comisso,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 14 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/486.