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Titolo: Aldo Capasso

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1932-01-20

Identificatore: 1932_130

Testo: GALLERIA
Aldo Capasso
Vien fuori da un romitorio ligure, all'improvviso, mentre la poesia lo rico nosce per suo. Ungaretti, presentandolo, pania di « vocaboli degni di tremare sulle labbra d'uno di quegli angioli vanitosi, sedotti nella spera dei maghi ». Questo poeta lo interessa perchè cerca, nel suo consumarsi ostinato nelle idee e nella sensibilità, di ritrovare quel punto nel quale le sensazioni si fondono in sentimento e tornano semplici le idee « è un problema che s'annida nella tecnica », è un problema di linguaggio. La poesia ebbe sempre da risolverne, nei momenti estremi. Incertezze, certo, ancora accusa in estensione il poema di Capasso coronato la settimana scorsa col premio Fracchia (A. Capasso: Il passo del cigno ed altri poemi, ed. Buratti, Torino); ma non diremmo che sia poi tanto provata l'obbiezione di oscurità e d'ermetismo che da qualche parte gli si muove, aggiungendo ch’egli vola nella sfera illuminata dai riflessi di culturali meditazioni, di ripensamenti, del mondo lirico ed etico altrui, come dire del Valéry e del Gide, scrittori che il Capasso predilige ed ai quali ha dato più d’un momento della sua ancor non diffusissima attività di critico e d’interprete, traducendo ed esponendo la Jeune Parque (1930) e scrivendo un saggio sull'autore di André Walter. Ma nuovi apporti in codesta direzione critica e culturale ci verranno dai prossimi libri del Capasso, quali una raccolta di saggi letterari intitolata Ricerche di aura poetica, una rassegna di Scrittori d’oggi, e l’immancabile studio su Marcel Proust, da dieci anni passaporto del giovine letterato europeo. Ma, tornando a Capasso poeta, si può immaginare atmosfera più rarefatta di quella che egli evoca, reazione più intransigente contro la ret torica e l'eloquenza, scavo più penetrante in, profondità cui corrispondono i conquistati gradi della ricerca e del ritrovamento di se stesso? Appunto giù, nel fondo è il nucleo di umanità che il Capasso si sforza di raggiungere senza declamazioni e pose, anzi velando la voce, sorvegliandosi, isolandosi in un clima vuoto di rumori, pneumatizzato. La discesa avviene su una scala di immagini, di allegorie, di allusioni non sempre chiarissime e necessarie, ma sempre elette, al sostegno d'un’emozione cristallizzata che se non si libera sovente in canto effuso e conquista i cieli, sa pur ottenere qualche vibrazione di sofferta esperienza e tradursi in poesia. Sullo sfondo, canta in sordina una musica discreta di violini accompagnando la teoria dei fantasmi poetici che dileguano verso il mistero. 1 momenti felici non mancano, e qui se ne cita qualcuno ad apertura di pagina: lo sono crocifisso a questo corpo oscuro, e me io porto, e ne so il peso. (Canzone I).
Donna bella e crudele, a voce bassa meco a colloquio venire parevi, come colei che ami gentilezza; e del più incerto bene un cor nudrivi. (Canzone II).
E’ cangiante l’albasia sopra il mare. Pausa, m'inganni, ingannatrice breve, Non si legano l'onde fuggitive...
(Canzone XXVIII). Vita, ben so che t’amo, inconfessata e condannata gioia...
(Canzone LVIII).
E' una poesia che rara s’abbandona e si concede, quasi mortificata, che toccando temi d’amore e di morte, di sensualità e di grazia, ricalca qualche orma romantica, ma con un volto fisso ed assente. Ma non giocherebbe su un banale equivoco chi ponesse, ad esempio, un dilemma semplicistico di questo genere: — Capisco Leopardi, e non capisco Capasso?
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File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 20.01.32

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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Aldo Capasso,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 15 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/386.