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Titolo: Abbiamo letto la corrispondenza, Retroscena dell’Almanacco 1933

Autore: Argo

Data: 1932-11-23

Identificatore: 1932_504

Testo: Retroscena dell'Almanacco 1933
Abbiamo letto la corrispondenza
Il sottoscritto commette per la prima volta in vita sua una grave indelicatezza scrivendo queste note. Ma chi non ha commesso una grave indelicatezza in vita sua? Ho conosciuto alcune persone che avevano commesso quattro gravi indelicatezze in vita loro — e vivono serenamente, hanno moglie, figli, sono rispettate da tutti. Credo veramente che la cosa diventi imperdonabile quando si passi il numero di otto: otto gravi indelicatezze sono troppe.
Ma veniamo al fatto.
Bompiani stava rileggendo la rassegna letteraria della Spagna scritta quest'anno dal Giménez Caballero, Zavattini fingeva di correggere le bozze della rassegna americana scritta da Ezra Pound. Nell’altra camera Vellani Marchi, Munari, Manzoni lavoravano alle tavole dei mesi. Io, in un angolo, sfogliavo alcune riviste bibliografiche per segnalare agli amici qualche seria dimenticanza: sono molto bravo in queste faccende, forse impareggiabile, tanto che spesso mi viene la voglia di buttare in aria i libri e di sfruttare la mia abilità di « rammentatore », diciamo così. (Come? Si lavora prima in un quartiere, poi in un altro, poi in un altro: fermi davanti a una casa, aspettate che ne esca qualcuno. « Lei ha dimenticato qualche oggetto in casa... ». « Io no... ». « Creda, mi permetto d’insistere... ». Saranno gli occhiali, sarà una matita, il fazzoletto, talvolta una carta importante; non avrete mai agito invano. Il compenso che chiedete dev'essere tenue, alla portata di tutti, pochi centesimi).
A un tratto i miei occhi caddero sopra una voluminosa cartella: Corrispondenza dell’A. L. Come i miei occhi siano caduti al di là dello spazio occupato dalla rivista che slavo scorrendo in quel momento, non so — e non è importante saperlo.
Mi guardai intorno con circospezione, allungai una mano e la prima lettera che mi capitò sotto era di Giovanni Papini, Splendid Hôtel, Venezia. «... Ha mai osservato le tavole degli alberghi? Crede sia possibile scrivere su queste tavole? Dunque... ».
« Ho fatto voto di non collaborare ad almanacchi di sorta dal 1921... Un voto vero e proprio... ». E' Pancrazi.
Lapidari sono Pirandello, Bontempelli, Amicucci: « Spedisco domani ». Che cosa? Lo domanderei a Zavattini se proprio in questo momento non fosse disperatamente aggrappato al ricevitore del telefono: è rosso in volto, gli occhi fiammeggiano, urla: « Canaglia ». Squassa il ricevitore come una lancia — è bello come il dio della guerra. Apprendo più tardi che allude a Guido Piovene. Il giovanotto non dà sue notizie da quindici giorni e da quindici giorni dovrebbe aver consegnato un pezzo su « Le grandi manovre della letteratura italiana ».
Altri motivi di dolore e d'ira: Sua Eccellenza Panzini non vuol mandare il ritratto della madre « Queste cose si fanno dopo morte... ». Invece Campanile s'è intenerito tutto. L'idea di pubblicare le fotografie delle mamme degli scrittori pare buona anche a me (ed è parsa buonissima a S. E. Novaro, a Cicognani, a Ugo Betti, a Pitigrilli, come vedo dalle lor lettere). F. T. Marinetti annuncia la nascita di Luce e assicura che entro pochi giorni arriverà il suo nuovo manifesto per il teatro totale, scritto apposta per l'A. Silvio Renco vuol tanto bene ai compilatori, ma non ha un briciolo di tempo... Ildebrando Pizzetti accetta con entusiasmo di commemorare Wagner per il suo centenario e Bacchelli si lagna: «Perchè volete rubarmi un’ora di tempo? Oggi vorrei fare quattro passi fuori porta... ».
Che teste bislacche i compilatori d'almanacchi. Un poeta glielo dice chiaro: « Come vi è saltalo in mente di domandarmi una poesia gialla? Fate presto voi: mandi questo, mandi quest'altro... L'arte ha le sue esigenze. E a un poeta si chiede una poesia, non una poesia gialla... ». Giusto. Evidentemente hanno cercato di scombinare le carte i nostri amici e me lo conferma una cartolina postale di Frateili: « Hai voluto da me una novellina umoristica. Eccoti accontentato. Ma quale fatica! Un altra volta scrivo più volentieri un romanzo... ».
Lorenzo Gigli giura di. aver sacrificato la dolce domenica all'A. per stendere la presentazione della vincitrice del « Premio Galante dell’A. L. ». A proposito, chi è la vincitrice? Bompiani me ne ha dato'un’ora fa i connotati: alla 1, 67, biondo scuro, occhi malinconici. Troppo poco per orizzontarci. Quale scrittrice non ha gli occhi malinconici?
Alcuni fogli di carta gialla sono tenuti insieme da uno spillo: vi si vedono appunti, copie di risposte, certe frasi staccate dal senso misterioso. Accidenti a... segue il nome di un critico romano emunctae naris. E tra parentesi: perchè non ha risposto a due lettere gentilissime d’invito.
Prendo a caso: « Lo scultore Arturo Martini, Dio lo benedica. Gli ho chiesto un disegno alle otto. Alle nove me l’ha mandato con tanti saluti dietro un conto d’albergo. Molto bello, bellissimo ». « Invitare tutti gli umoristi, tutti i nostri nemici ». « Malaparte non manderà il pezzo promesso (scommessa di cinquanta lire contro B. ) ». « D’Annunzio non mi ha risposto. Eppure l’anno scorso gli avevamo fatto il piacere di quell’omaggio... ». « Telegrafare a Bottai ricevuto suo articolo ». « Il tema « Come vestono gli scrittori e come vestono le scrittrici »: (Mura-Ridenti) fare nomi, nomi, nomi ». « Caro Antonelli, perchè proprio all’Almanacco vuole mandare una novella così pubblicata? Noi abbiamo tutta roba inedita. Un’altra volta metta i saluti ». « Caro Brancati, tienmili buoni questi calabresi. Come si fa a metterceli tutti nell'Almanacco? ». « Attenzione a Bragaglia, all’erta ». « Quelli delle « Giubbe rosse », a Firenze, ci vuole l’argano a muoverli. Amici carissimi e di gran talento, ma misteriosi... Già dieci cartoline, dieci solleciti m’han fatto scrivere ». « Malaparte è partito per la Foresta Nera. Ci manderà da laggiù la poesia ch’egli scrisse a tredici anni in occasione della visita di Sem Benelli al Cicognini di Prato». «Mandare i soldi ad Aniante il più presto possibile, ringraziarlo per l’eccellente merce inviata, rimproverarlo per il tentativo fatto di gabellarci con un disegno suo a firma Picasso ».
Continuerei, ma leggo con fatica: la scrittura di Bompiani è larga, quella di Zavattini è stretta, ma entrambe si decifrano a fatica. E poi, giunge l'ora d'andarsene. Metto in tasca gli appunti che ho potuto prendere. Bompiani scrive su una lavagna: « Telefonare a Colantuoni, Veneziani, Adami, insistere con Forges-Davanzati, Barzini, studiare impaginazione articoli Toddi Frattini Buzzichini, ridurre clichés proteste Pellizzi, Gian Capo, Corra, Chiesa, Cantini, Linati, mandare a prendere da Manca tavola campo nudista letterati... ».
Mentre usciamo arrivano un telegramma e un espresso. E' Soffici che manda un apologo per la prima e per l'ultima volta, è Grazia Deledda con la sua secca risposta all'inchiesta sui difetti delle scrittrici.
Sono le due di notte. Cosi è passata una sera nella sede dell'Almanacco letterario. Ancora due tre sere e tutto sarà finito. Cominceranno a lavorare gli stampatori. Ai primi di dicembre apparirà la nuova copertina di Angoletta nelle vetrine. Poi passeranno i mesi, tornerà l'autunno e rivedremo ancora, alle due di notte, Bompiani e Zavattini con il bavero rialzato e il cappello calato sugli occhi, in Galleria, ad aspettare il passaggio dei « ritardatari ». Stanno in agguato: a un tratto gridano: è lui. E si lanciano all'inseguimento per le deserte strade della città. Ho visto inseguire Veneziani, Tecchi, Novello, Sto, Barisoni, Santambrogio, Tabet, Moravia. Una sera avrebbero inseguito anche S. E. Ojetti, ma come si fa, inseguire un accademico non sta bene.
Argo.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 23.11.32

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Citazione: Argo, “Abbiamo letto la corrispondenza,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 15 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/760.