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Titolo: Fiumi cari e perduti

Autore: Francesco Lanza

Data: 1932-12-21

Identificatore: 1932_417

Testo: Fiumi cari e perduti
Dal lontano limbo del sonno Dove il corpo giace buia spoglia Simile a zattera a riva Dell’immobile flutto O distaccata foglia D’un immemorabile frutto, Sorgono le fatture atre dei sogni.
Dove emigro, dove torno Sciolto spirito dell'essere?
Paesi gravi, pregni D’inconsolabile luce Come il frutto di succo, Fiumi intensi e sopiti che non sono, al mondo, Algidi alberi e nuovi, strade astruse D’un’altra terra, spettri dolci e insani Legati da un fato avido e muto, Invenzioni ancestrali, avulse
Come immagini d'uno specchio infranto.
Tutto è inverosimile ma accaduto.
Io mi muovo labile, senza questa
Corposa forma abbandonata e pure
Identico qual sono, ferma immagine
Sensuale e certa.
Sofferte pene soffro.
Frammenti ricuciti dalla cieca
Talpa del mio cervello nel suo rotto
Addentrarsi nell'imo, o forse
Larve vissute
Fiumi cari e perduti alberi veri
Di paesi anteriori e abbandonati?
Altra volta ci fui, e dalla fonda
Prigione ora del corpo
Confusamente l’anima vi torna
Immemorabile ansia e ricordo.
Francesco Lanza.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 21.12.32

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Citazione: Francesco Lanza, “Fiumi cari e perduti,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 14 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/673.