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Titolo: Una parola al giorno: Blague

Autore: Paolo Monelli

Data: 1932-09-07

Identificatore: 1932_404

Testo: Una parola al giorno
Blague
Questa parola è stata anche italianizzata in blaga dai nostri nonni; il Carducci che aveva un debole per i francesismi dei toscani affermava ai suoi tempi che di Maga, per brutto che fosse, non si poteva più fare a meno nel linguaggio. Vedi fallaci profezie dei difensori dell'esotico. In realtà la parola è assai meno usata oggi che trent’anni fa, e solo nella forma francese; se il D’Annunzio credette di scrivere blagueur in una sua prosa, oggi nessun mediocre giornalista farebbe ciò. Blague è secondo le sfumature vanteria, prosopopea, vanità, presunzione, boria, ecc. Darsi delle Maghe è semplicemente darsi delle arie, avere Maga è avere boria. Blague fu. usata anche nel senso con cui s’usa oggi bluff: corbellatura, gonfiatura, scherzo ( « sans blague ! »), e l’efficacissimo popolare balla. Blaguer è sballarle, sgonfiare, e venti altri modi. Blagueur è secondo i casi chiacchierone, rodomonte, spaccamontagne, fanfarone, sballone, a cui bisogna aggiungere gli efficaci dialettali pallonaro, farabolano (espressione dei dialetti padani, dal latino parabola; i vocabolarii hanno parabolano), ecc.
Blague viene dal tedesco balg che significa otre (antico tedesco belgan, gonfiarsi), vescica; cosa vana è cosa gonfia, rapporto che si trova anche in altre parole. Così il francese billevesée, discorso frivolo, viene da bilie biglia e da vesée che deriva a sua volta da vescica. La nostra fisima è il greco classico phisema, che vuol dire bolla. La stessa idea è nelle nostre parole gonfiatura, balla, sgonfione, ecc.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 07.09.32

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Citazione: Paolo Monelli, “Una parola al giorno: Blague,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 14 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/660.