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Titolo: Piero Gadda

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1932-06-15

Identificatore: 1932_279

Testo: GALLERIA
Piero Gadda
Abbiamo abbandonato la scorsa estate Piero Gadda a tu per tu con l'ombra e col libro del mercante e viaggiatore fiorentino Francesco Carletti, che del suo viaggio cinquecentesco intorno al mondo ha lasciato si chiara ricordanza nei dodici Ragionamenti sopra le cose vedute (onde il Gadda derivò, con esercizio d’ottimo letterato, alcuni capitoli di ornata scrittura, un « pasticcio » tra il serio e il sottilmente faceto del racconto d’avventura e della relazione di viaggio). Lo ritroviamo ora a reggere sulle braccia un romanzo storico, abbastanza vario e complicato che s’intitola al nome di una bella ragazza, Gagliarda (ed. Ceschina, Milano 1932), e mette in scena figure e vicende napoletane al tempo di Gioachino Murat, raccolte intorno all’episodio centrale della presa di Capri (1808), tenuta da un presidio britannico al comando di quell’Hudson-Lowe il quale poi dovrà rispondere di fronte alla storia della cattività dell'aquila sullo scoglio di Sant'Elena. Dunque argomento, personaggi e propositi d’impegno: testimoni le 425 pagine del volume che, venendo terzo dopo la drammatica Liuba e l'ariosissimo Mozzo, sembra in certo senso un sasso lanciato nella quietudine degli stagni letterari a sovvertire il giudizio corrente che intorno al Gadda si anda va formando e che tra poco avrebbe avuto corso come una delle solite patacche critiche che il pubblico trova bell’e fatte e di cui s’accontenta per lungo ordine d’anni. Tenui parvero e si dissero le forze del Gadda, accurato e composto il periodo, controllato lo stile sugli esempi dei classici, insomma uno scrittore elegante ch’era prima di tutto un uomo di buone letture. S’affacciò a respirar l'aria nuova con Liuba, e fu giustamente salutato come un narratore: e venne poi Mozzo a dimostrare quali fossero le sue reali virtù, non molte nè straordinarie, ma oneste ed equilibrate. Adesso arriva il grosso dell'esercito gaddiano che quella pattuglia di punta lasciava a mala pena sospettare: ed è quest’opera compatta nella quale il protagonista racconta in prima persona, con modi semplici e franchi che possono ricordare il tono nieviano, le sue avventure di guerra e d’amore. Storico, s'è detto, il romanzo, per via dell’atmosfera. Ma il romanzo storico è come quell'uccello mitico che incenerito rinasce ogni tanto dalle sue ceneri. Oggi sta ritornando, e tenta più d'uno scrittore: Bacchelli ha dato il via tre o quattro anni fa col Diavolo al Pontelungo, ch'è una cronaca italiana dell’ultico Ottocento; e Gadda ora gli tien bordone con quest’aura cronaca del primo quarto del medesimo secolo, tanto che quando il protagonista comincia a mettere in carta i suoi ricordi siamo appéna nell'inverno del 1821 e Napoleone ha ancora qualche mese da vivere. (Un altro romanzo storico ha fatto la sua comparsa nelle giornate della Fiera del Libro, ed è di Mario Ferrigni, Il legionario di sette imperatori, ma con esso si risale assai più indietro, nella Milano del quarto secolo, e vi si proietta l’ombra di Roma e vi passano i barbari d’Alarico). L’eroe gaddiano è un giovane patrizio lombardo che scrive dalla pianura brianzola avendo di fronte il manzoniano Resegone. Compie il suo viaggio nel tempo cercando ristoro nella inviolabile libertà dei ricordi. Anche lui è nato nel secolo degli immortali princìpi, come il Carlino del Nievo, e da bambino ha sentito sonare su tutte le labbra i nomi di Dego, di Millesimo e di Montenotte. Tutta la sua esistenza gli pare ora preordinata a rendere più improvviso e impetuoso quel tumulto di affetti che fu per lui l’autunno del 1808. Son passati da allora tredici anni, ma quale fiume di storia è corso sotto i ponti! E se badiamo alla data iniziale, ecco che quel ’21 si colora di più grandi riflessi, si profilano nello sfondo la Carboneria, i processi, Pellico e Maroncelli, la tetra collina morava dello Spielberg. E’ l’Italia moderna che nasce. Il soldato di Murat la sente venire, e il libro delle sue memorie si chiude sulle speranze del marzo fatidico che strapparono al Manzoni l’ode del « varcato Ticino ». Basti quanto s’è detto a rendere l’atmosfera del libro; che è pieno, come dev’essere ogni racconto storico che si rispetti, di fatti e di figure: felice, tra tutte, quella della ragazza che fornisce il titolo e che è un simbolo di vita piena e libera, di salute fisica e morale. Quanto al protagonista, non è uomo capace di molte commozioni; ma s’indovina, anche se non lo dice, che le origini enci-clopedistiche della sua cultura non sono ceneri mortali dove il fuoco si smorzi. Il 1821 è una gran fiamma anche per lui.
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File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 15.06.32

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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Piero Gadda,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 15 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/535.