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Titolo: Primavera in mare

Autore: Enrico Pea

Data: 1932-06-01

Identificatore: 1932_254

Testo: Primavera in mare
I marinai di Versilia hanno l'anima pastora: andare andare andare... andare dove, non conta: nostalgia di espatriare.
Non son mutrie rivierasche, tinte dal sole riflesso, morse dal sale e dal vento.
Arrivano al mare dal campo, dall'oliveto, dal prato, dalla collina vignata, al barco legato al pontile
che d'è tutt’uno con l’ombra
nera fonda paurosa
tremolante rovesciata
dentro l’unta acqua bonaccia:
capovolti occhi di prora
su, giù, palpebrano... Il barco
par che abbia il sangue in affanno, che sia il mostro della fola, castrato, dannato a servire
col ventre bugio, la groppa
col pungiglione mortifero.
Cammina cammina cammina, non si incontrano sirene: acqua cielo vento stelle e stelle nuvole e sogni... Camminare, camminare, nostalgia di ritornare...
Oh! se il mar fosse maremma e il marinaio un pastore!
Non è questa la carcassa di una bodda diluviana.
Non è un mostro che arranca nel reame delle fole.
Ora i pastori marini sanno che fola è la fola, che questa è una barca vera e che è di legno di pino.
Ma anche il ferro è galleggiante quando l'arte lo congegna come il frassino e la quercia.
Oh! ingegnosa architettura, navicello piccolino sul modello di Noè, quello dell’arca e del vino, quello che volle ebriarsi per ignorar d'esser nudo, liberarsi dalle vesti, dalla carne, dalle ossa, annullare lo strettoio all'anima bianca di Dio.
Cammina cammina cammina... dove sta la fata ondina?
Spuma in mare ce n’è tanta, ma non crea veneri bionde.
Non c’è Deo caracollante alla giostra del Tritone, né le figliole sirene alla corte di Ciprigna tentano coi canti maliardi il sonno ai pastori marini... Acqua, sole, vento, stelle... Camminare camminare, nostalgia di ritornare.
Ora, mar, quanto sei fondo, quanto largo, quanto amaro ora sanno i miei pastori. Camminare, ritornare... nostalgia, che brutto male! non guarisce col sereno, non guarisce col mal tempo questa voglia di tornare.
Cantano canti pastori, una passione che strugge:
— Fonte improvvisa d’amore, la tua canzone sbagliata nella mètrica e nel suono è come il barco del tempo che trova porto e rifugio nella speranza degli umili, nelle pagine alluminate delle storie di Bisanzio, nelle favole cantate che addormentano i bambini. — Sottovoce canti in rima sospirosi alla tua dama che si corica lontana.
Canto bello, chi ti chiama?
O canto della fortuna, parole dette alla luna, che adesso nel mar si frantuma nel solco che lascia dietro di sé la barca che ara... che ara il mare di Dio, dove si alternano i vènti sulla faccia delle acque come al principio del mondo.
Se il mare fosse maremma e il marinaio un pastore, ora sarebbe bon tempo di metter prora ad Aronta. Montecristo, la Gorgona e l’isoletta del Giglio
apparirebbero malcerte come i monti nella luna...
Poi l'Arno il Serchio la Magra si vedrebbero da riva enormi biacchi sull'erba: ora che sette Vergilie fan luminaria dal cielo: pendenti d’oro di zecchino, monile, sul manto verde, offerta primaverile alla coronata di stelle laudata Ave Maria.
Frettoloso per andare, nel ritorno sii paziente: frate bigio ordinato dopo lustri d’obbedienza superato il noviziato non ha più allucinazioni, più non si popola la cella di demòni, di scorpioni.
Dico dèmoni scorpioni e tu intendi altre cosaccie: basta un segno di croce sulle pareti scialbate: tornano i fiori del prato, passa Gesù coll’agnello.
Sicuro all’ombra di Cristo tu invano sguardi se appare qualcuno colla fiòcina, colla bùccina, con l'arco, colle onde all'ombelico: in su omo bruto, e in giù sotto l'acqua che lo regge, colla coda del delfino a corazza bianca e nera.
Questo dolco vento nuovo festoso rigonfia le vele, misurato non scompiglia, non sobbalza la carena: frange l'acqua, s’apre un varco, nel brulichio luminoso, fosforescenza rinata dal giro delle stagioni.
Questo andare andare andare con le tre vele a stendardo sulle braccia dei pennoni inalberati al maestro, ora che in cielo è maggio e in terra si loda Maria, mi par la croce in cammino sull'acqua che fascia il mondo, la croce solenne a tre ordini, la croce di Costantino.
Enrico Pea.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 01.06.32

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Citazione: Enrico Pea, “Primavera in mare,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 16 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/510.