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Titolo: Romano Romanelli

Autore: San V.

Data: 1932-02-24

Identificatore: 1932_133

Testo: MISTERI INTIMI
Romano Romanelli
Quelle nostre bravo Eccellenze ne hanno delle soddisfazioni! All’uscita della Farnesina, dopo le riunioni solenni, colla loro divisa fiammante di panno turchino, la feluca e la spada, sembrano tanti ammiragli che abbiano deciso i piani di chi sa quale battaglia navale. La gente si ferma ammirata al loro passaggio; immagini di torpediniere in crociera fra pennacchi densi di fumo si destano nella fantasia di tutti, poi ognuno va a casa e per tutto il pomeriggio nei salottini dov'è riunita la famiglia non si sente ripetere altro che:
— 20-1; 40-7; 50-9.
— Colpito per la prima volta un incrociatore, colpita per la terza volta la nave ammiraglia, e affondato un sottomarino; 30-3; 30-4; 30-5.
— Tutto mare!
Siamo giunti; qualcuno critica l’Accademia d’Italia affermando che pochissimo contributo ha portato alla diffusione della cultura, ma intanto bisogna riconoscere che se la « Battaglia Navale » è diventata ben presto cosi popolare si deve proprio all'esaltazione che ha preso le masse a vedere tante Eccellenze per le vie della città.
E non è per le LL. EE. una soddisfazione da poco Poi c’è anche l'altra dell’assegno mensile, che, per quanto di natura più terrena, non è poi proprio da buttarsi via.
Per contro ci sono gli oneri che l'alta carica comporta, specie in momenti come questo, quando è prossima una grande infornata di nuovi Accademici, e si deve distribuire il famoso milione dei premi d'incoraggiamento e sovvenzioni. Ogni Eccellenza è presa d'assalto da una vera turba di candidati, riceve in omaggio pacchi e pacchi di libri, legge il suo nome su tutti i giornali insieme agli elogi più sperticati, rimane lui stesso strabiliato a scoprire che ha tanti ammiratori e amici per la pelle. Salvo poi, a nomine avvenute, a vedersi togliere il saluto da quasi tutti.
S. E. Romano Romanelli, vecchio lupo di mare capitato non si sa come in questo pelago, ma non certo per uno sbaglio di rotta, ci si muove ora più a disagio di tutti i suoi colleghi, e afferma di volerne uscire ad ogni costo.
Lui vuol fare dell’arte, e, qualche volta, difatti, ha dimostrato di saperne fare meglio di tutti gli altri scultori italiani, e rimpiange i tempi in cui poteva lavorare in pace nel suo studio sul colle di Bellosguardo a Firenze;
ora non gli lasciano più un momento di tranquillità.
Per questo, quando ha da venire a Roma, sfugge qualsiasi incontro, evita le vie del centro, come se in ogni passante temesse d'incontrare un candidato allo Farnesina, e si va a rifugiare in un alberguccio semiclandestino di via San Nicolò da Tolentino. Dove, però, io e Bartoli l'abbiamo scorato:
— Scusa, Romano, vorremmo chiederti un piacere...
— Come? Anche voi volete esser fatti accademici?
— No, senti, ti vorremmo chiedere in prestito cento lire per uno.
Ce le ha date con un sospiro di sollievo.
San V.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 24.02.32

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Citazione: San V., “Romano Romanelli,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 15 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/389.