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Titolo: "CONGEDI" di Nino Savarese

Autore: non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1938-11-09

Identificatore: 1937-38_44

Testo: IL LIBRO
della settimana
"CONGEDI"
di Nino Savarese
Alla prova di questo nuovo volume (Congedi, ed. Cremonese, Roma - L. 10) risultano anche più chiari gli attacchi e i caratteri della prosa di Nino Savarese, vogliamo dire il passaggio, la trasfigurazione, da un fondo di naturalismo nativo ad un ciclo allegorico e una riflessività lievemente ironica e paradossale che formano l’incanto de’ suoi libri migliori, da Pioto a Malagigi e alle Operette. Anche i novissimi Congedi son della stessa taglia, si rivolgono al lettore di gusti non facili per il quale il Savarese esemplarmente scrive da ormai tanti anni senza concessioni alle mode, ai capricci e alle facili invenzioni. Savarese è un solitario, uno spirito aristocratico attaccato alla terra, alla tradizione, al culto classico della poesia: ma la sua torre d’avorio è soltanto un costume di vita, non una esigenza della coscienza artistica e umana. Questa anzi lo conduce a partecipazioni e contatti schietti e cordiali, a una considerazione quanto mai consapevole dell’uomo e del tempo. In Congedi la sensibilità di Savarese si appalesa attraverso le manifestazioni d’una simpatia indiretta che opera alla base della sua apparente obbiettività di trascrittore. Si tratta infatti del finto taccuino d'un individuo che sentendosi vicino a morire e avendo conservati integri la chiaroveggenza e il coraggio « percorre col pensiero la propria vita e per volerla chiarire a se stesso par che la bruci e ne ricavi una cenere di parole, allo stesso modo che il tempo ricaverà dal suo corpo solo un pugno di cenere». Così il Savarese presenta il suo personaggio simbolico che s’affatica intorno al senso della sua esistenza sulla terra; e raccoglie le parole da lui lasciate sopra dei piccoli fogli ingialliti e anonimi... Vedete il partito romantico che si potrebbe trarre dalla finzione, anche troppo sfruttata da scrittori di sencond’ordine. Il Savarese se ne distacca subito ed entra nel pieno della selva delle meditazioni nelle quali il mistero dell’universo si manifesta con un tremore, con un’ansia pudica che salgono dall’imo alla superficie, nascono dalle profondità dello spirito e nel processo della trasformazione artistica diventano poesia.
Voltandosi indietro dalle soglie dell’eternità, il morituro postilla: «Allorché l’uomo, bambino, apre gli occhi alla muta meraviglia, ed allorché li richiude nel muto sgomento della morte, solo allora, la vita appare una cosa bella e terribile e solenne: solo questi momenti sarebbero degni di storia. Ma allora ci mancano le parole: non ci soccorre l’arte di scriver memorie. Noi siamo sempre i grandi storici della nostra mortificazione quotidiana ». Non è una conclusione sconsolante. L’uomo tra i due termini estremi, l’Alfa e l’Omega, ha proporzioni che lo assomigliano agli eroi del mito, ad Anteo e a Prometeo. La prosa di Savarese assume in quest’aura mitica il suo pallido eroe.
*
Nino Savarese

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 09.11.38

Citazione: non firmato (Lorenzo Gigli), “"CONGEDI" di Nino Savarese,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 09 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/2363.