Diorama Letterario

Titolo: Notte di guardia

Autore: Adriano Grande

Data: 1937-01-28

Identificatore: 1937-38_23

Testo: NOTTE DI GUARDIA
È proprio come una caverna immensa umida e scura, questa notte a picco sul fiume clamoroso ieri silente valle di fango.
Per le straducce tra l’èriche e i pini del mio paese in riva a un mar sereno adesso è l’odorosa stagione
che i roseti straboccano dai muri...
E ancóra quella oscena
carogna di cammello
giace qui presso. Il suo fetore s'alza, galleggia nella nebbia: tutto il mondo
sembra marcire. I rospi e le civette
lungo le scivolose sponde
hanno gole di rame. Il licofante
urla come un delitto: ed il leone
all'improvviso soverchia le jene
per bere in pace.
Là nella mia Liguria, presso le rocce grigie, umane rocce
che il tempo ha róso come monumenti, sotto le acetilene
notturne, nel silenzio
si vede il fondo pullular di triglie
rosse e di tòtani...
L’acqua del fiume, ora ha il rantolo strozzato d'un manìaco che s’agita. Possenti grilli stridono a scatti
inaspettati. Uccelli feroci segano
segano e segano sbarre di nero acciaio: in un cantiere d'invisibili orrori s'è mutato il fiume in piena.
Quando a sera s’ammarano le barche dei pescatori
i villeggianti passeggiano a coppie e invade le finestre degli alberghi odore d’alghe...
Bruciano, nel falò che ci riscalda, friggendo, i rami verdi, e fumano:
bruciano gli occhi stanchi
delle vedette: ogni ombra
che si muove nel fiume è una minaccia.
Se un giorno ancóra dormirò nell’oro delle spiaggie tranquille o vento di burrasca in faccia mi spruzzerà il salino sopra il bordo d’un lèudo, o in una stanza chiusa il mio pacato lavoro
si fermerà d’un tratto
ad ascoltar questo vociar notturno
dell’Africa, fetore di carogna, fumo di rami verdi e freddo e oscurità m’invaderanno come un’ubriachezza, saranno, allora, la felicità...
Adriano Grande.
Gabredarre, maggio XIV