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Titolo: Lotta d’argomenti in una trattoria romana: Carnera K.o.

Autore: Mario Massa

Data: 1933-12-06

Identificatore: 1933_522

Testo: Lotta d’argomenti
in una trattoria romana
= Carnera k. o.
Sere fa, dinanzi ad uno scelto pubblico di sportici, giornalisti, artisti e buongustai, si è svolto nei sotterranei d'un diabolico cantinone romano un bizzarro incontro in sei tempi tra il campione mondiale dei pesi massimi Primo Carnera e Mario Massa allievo della scuderia Mondadori. L'incontro si è chiuso con la sconfitta di Carnera che è stato messo k. o. Abbiamo incaricato il vincitore di raccontare ai nostri lettori l'emozionante combattimento.
Il gigante si sgroviglia dalla sua enorme automobile come un palombaro da uno scafandro. Balza a terra cricchiando. Per sgranchirsi spalanca il torace. In un attimo l’aria della strada si rarefa. Se l’è inghiottita tutta. Le lampade di via Veneto spariscono nelle sue fauci come uova all’ostrica.
Raggiunge il luogo del combattimento a pigri passi. Sembra un film al rallentatore. Sotto il battito dei suoi talloni il cantinone risuona d’un rimbombo di caverna; le arcate si smascellano, le botti si schiacciano, i mezzi litri luminosi infìssi ai muri si fanno piccini come lumini da notte.
Alto come un torrione, con i due bicipiti di pagnotte velletrane, gli avambracci a clave e le mani più grosse dei guantoni dei pungings, il gigante troneggia nella più completa espressione della forza michelangiolesca. Più magro e calvo del solito, solo fronte e occhi, il suo avversario sintetizza, al contrario, l’estrema debolezza leopardiana. Procedendo insieme verso il ring, Mario Massa ricorda, a fianco a Carnera, una bicicletta che s’aggrappa al parafango d’un torpedone da gran turismo.
Primo tempo
Mario Massa attacca sferrando un poderoso argomento alla testa: — Il campione di boxe — egli dice — giganteggia tra gli uomini come l’orango più forte tra i più deboli. Ma se questa ambizione di sopravvalere per la forza fisica è logica tra gli oranghi per i quali è la massima, nè possono averne altre, non è ammissibile tra gli uomini. È supremamente ridicolo che gli uomini, la cui vita ha lo scopo di allontanarsi il più possibile dall'animalità, scatenino una loro passione per raggiungere una superiorità bassamente zoologica.
Carnera non appare per nulla impressionato dal colpo sferrato da Massa. Gli stronca immediatamente l’attacco e parte all'assalto con un formidabile destro: — Siccome è nella natura umana — risponde — eccellere comunque sugli altri io eccello in questo: che nessuno tra gli uomini viventi è in condizione di poter resistere al mio pugno. Che la mia supremazia si svolge, come tei dice, in una zona di passione inferiore, lo vada a raccontare ai direttori dei suoi giornali i quali dedicano a questa passione inferiore metà dello spazio d’un quotidiano, mentre la sua e quella dei suoi colleghi, letteraria e perciò superiore, l’incantucciano sì e no in un angoletto.
Mario Massa accusa nettamente il magistrale colpo. La folla sottolinea con fragorosi applausi. In evidente vantaggio Carnera ripiomba fulmineo sull’avversario: — Ben cinquecento giornalisti, muniti di altrettante macchine da scrivere, assistevano al mio match con Paolino durante il quale i cieli tacquero per lasciare alla radio soltanto la trasmissione dell’incontro. Voi invece? Mi fate ridere se penso che il massimo della vostra gioia è di ricevere dall’« Eco della stampa» la critica di Ugo Ojetti o di Borgese a un vostro libro o di D’Amico o Simoni ad una vostra commedia.
Mario Massa ripiega in un angolo salvato dal provvidenziale colpo di gong. I sostenitori di Carnera tumultuano e protestano. Sostengono che il gong, suonato dal maestro Russo, notoriamente amico di Massa, è scoccato prima della fine del primo tempo per salvare Massa da una rapida sconfitta.
Secondo tempo
All’inizio del secondo round Mario Massa, ristabilito per le pronte cure dei suoi secondi il pittore Repi e il critico Corrado De Vita che gli fanno ingozzare mezzo litro di Frascati asciutto, prontamente parte come una catapulta: — Va bene. Restiamo nel campo della forza bruta. I suoi avversari sono tutti più piccoli. Perchè lei non sfida un elefante che è più grande?
Carnera incassa con un sorriso sereno. Schivando il pericoloso uppercut, subitamente risponde con un fulmineo « uno-due »: — Perchè? Secondo lei il più piccolo non può vincere? Davide non ha forse vinto Golia?
Un brulichìo di commenti sorge dalla folla. Tutti hanno intuito che il suggerimento è di palese provenienza di Soresi, il brillante procuratore di Carnera. L’arbitro è costretto ad intervenire ammonendo Carnera. Il secondo round si chiude quindi con un netto svantaggio di Carnera.
Terzo tempo
All’inizio del terzo round i due avversari entrano subito in clinch. La lotta si fa precipitosa e serrato. Carnera, che nel precedente round era stato evidentemente provato, dimostra di aver riacquistato tutte le energie; anche per un pingue e provvidenziale cosciotto d’abbacchio arrosto propinatogli nell’intervallo dai suoi secondi Sorrentino e Lamari e sgranato fulmineamente. Il gigante attacca quindi con impeto travolgente: — Il mio pubblico abituale è di centomila spettatori. Ho detto e ripeto cen-to-mi-la. Ditemi quant'è il vostro. Vi dò a forfait tutti i vostri colleghi maggiori, da Pirandello a Bontempelli, da Gino Rocca a De Stefani, da Chiarelli ad Antonelli, da San Secondo a Bonelli, da Lucio d'Ambra a Zorzi, da Sem Benelli a Rino Alessi. Mi piacerebbe sapere se il pubblico complessivo di tutti questi autori e per tutte le loro opere raggiunge in blocco il mio di un solo match. Aggiunga pure, se crede, i duemila ammiratori di Gallian, Napolitano, Campanile, Rèpaci, Solari, Di Marzio, Talarico, Barbaro, De Libero agli « Indipendenti » di Bragaglia. Ci metta sopra, buon peso, i seicentonovantacinque spettatori, sbafatori compresi, che verranno alla sua prossima novità « Un marito per il mese di aprile ».
La risata del gigante crepita come una vetrina spaccata. Sotto la gragnuola dei duri colpi Mario Massa si rifugia alle corde sballottato inesorabilmente dall’avversario. Scoppiano nella sala grida forsennate: « Matalo! Màtalo! È cotto!. ». Mario Massa fa un disperato appello alle sue inesauribili risorse portando un crochet di sinistra: — La vostra fama dura quanto i vostri muscoli. Pirandello è immortale.
Carnera incassa con una smorfia prontamente controbattendo: — La mia fama invade anche i territori della Cina. Ditemi se quella di Pirandello arriva alle Muraglie...
Mormorii discordi brulicano nel pubblico. Gong. Il terzo round si chiude con un leggero vantaggio di Carnera.
Quarto tempo
Abbondanti bevute di Lacrima Christi rinfrancano Mario Massa. Un pentolone di riso con ritagli di pollo cola nella cavernosa gola del gigante. Il quarto round trova i due avversari diffidenti. Essi si studiano lungamente prima dell'attacco. È Mario Massa che, rotto l’indugio, parte decisamente con uno sving: — Un paragone. Il suo diretto equivale al calcio d'un mulo. Perchè a Sequals innalzeranno un monumento a lei e non al mulo?
Carnera appare provato. Volge intorno alla ricerca di Soresi i suoi occhi grossi come lanterne di ferroviere; ma Soresi si è allontanato per tenere a bada un forte nerbo di creditori che vorrebbe sequestrare la borsa di Massa. Carnera è in crisi, si mostra irritatissimo. Massa se ne accorge e, per dirla con termini tecnici, « si fa sotto » impetuosamente: — Aggiungo. L'ingegno dell'uomo sa inventare e produrre forze meccaniche di fronte alle quali quelle dei suoi bicipiti, creda, fanno ridere. Carnera para bloccando di precisione: — Sarà. Però mi sa spiegare lei perchè tutti corrono a un mio combattimento e nessuno visita una centrale elettrica?
Benché sferrato con grande potenza, questo colpo non riesce ad annullare il vantaggio che in questo round Massa si è decisamente attribuito. La sala ribolle di animatissime discussioni. I risultati della lotta appaiono sempre più incerti. Carnera che all’inizio era dato a quattro a uno è dato ora soltanto alla pari.
Quinto tempo
Soresi è riuscito finalmente ad arginare l’ardua insistenza dei creditori di Mario Massa e suggerisce qualche cosa a Carnera. Al nostro orecchio giunge, dal brusio del suggerimento, questa espressione: « Realizza! Realizza! ». Carnera infatti parte all’attacco con inaudita violenza:
— Mio caro amico, le faccio sapere che con un uppercut io mi guadagno un'automobile lunga come un autotreno, con radio, termosifone, bagno e tutte le comodità moderne. Non s’offenda. Mi sa dire Lei perchè molti di quelli che vivono nelle zone superiori della passione non riescono neppure a farsi risuolare le scarpe?
Il suo diretto al mento pone in evidenti gravi difficoltà l’avversario. Mario Massa è molto ben allenato a queste difficoltà; tuttavia il richiamo alle scarpe lo scuote visibilmente. Ridotto a mal partito ripiega sotto l'incalzare di Carnera. Si sente smarrito. Non sa più come reagire. Infine, approfittando della disattenzione dell’arbitro cav. Falcioni, colloca al gigante un colpo basso: — Scusi, e Lei che ne pensa di Proust?
Carnera si contorce. Guarda l’arbitro esigendo il suo intervento. Grida che se l’avversario non la pianta con i colpi proibiti abbandonerà il ring. Reagisce rivolgendosi a Massa: — Ah, si? Allora il conto lo pagherà lei!
Colpito al cuore da qesto sving Mario Massa impallidisce. Carnera ha trovato il punto debole dell’avversario, ma non ha tempo di infierire perchè scocca il gong. Il round si chiude con una schiacciante superiorità di Carnera. Anche i più ottimisti supporters di Mario Massa considerano il loro beniamino irreparabilmente battuto.
Sesto tempo
Carnera appare oramai il dominatore della situazione. Al suono del gong si porta al centro del ring che l’altro raggiunge faticosamente. Mario Massa è guardingo, teme il colpo decisivo. Infatti Carnera sferra senz’altro la sua famosa mazzata. Estrae una cambiale in bianco ed esclama: — Cinquecento lire a sei giorni. Lei che crede d’essere una grande firma, la metta qui sotto!
Dinanzi alla precisione di questo colpo il viso di Mario Massa appare tumefatto. La sua calvizie goccia di sudore freddo. Il suo nome fatalmente figurerebbe oltre che sul frontespizio del suo nuovo romanzo L'altare dell’asino anche sul bollettino dei protesti cambiari. Questo pensiero gli gela il sangue. Le sue labbra tremano, i suoi occhi si fanno convulsi. Il lampo d’un attimo. Afferra una cartolina illustrata e restituendo la penna d’oro massiccio che il campione gli aveva presentato (però sarebbe stato meglio intascarla) lo inchioda decisamente: — Per favore scriva qui sopra un pensierino.
Il colpo inaspettato e fulmineo giunge di precisione al mento del gigante. Il suo petto s’allarga come una piazza al sole, i suoi muscoli s’innervano come radici di quercia, le sue nodose nocche spaccherebbero la testa a un leone, le sue mascelle frantumerebbero come uno stuzzicadenti una verga d’acciaio. Ma che cosa farà ora? Il silenzio della sala è impressionante. S’ode il cricchio del pennino. Inutile. Il gigante crolla, una valanga di carne s’abbatte sul tappeto. L’arbitro allontana l’avversario sospingendolo alla corda e comincia a contare: «Uno, due, tre... ».
Otto, nove, dieci.
Carnera è k. o.
Mario Massa è sempre accanto alla corda. È bene che la tagli.
Mario Massa.
Primo Carnera e Mario Massa alle prese durante l’« incontro »... verbale sul « ring » d’una celebre trattoria romana.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 06.12.33

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Citazione: Mario Massa, “Lotta d’argomenti in una trattoria romana: Carnera K.o.,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/1332.