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Titolo: I libri della settimana

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1933-11-29

Identificatore: 1933_516

Testo: Libri della settimana
Corona Ferrea
Berto Ricci, toscanissimo, spirito combattivo e polemico, direttore d’un giornale d’avanguardia, ecc. Ce n’è abbastanza per trarre in inganno più d’un lettore. Per convincerlo, ad esempio, che per certi atteggiamenti ed accenti la poesia del Ricci va inequivocabilmente classificata negli scompartimenti della lirica popolareggiante di cui la Toscana fa in ogni tempo ricchissimo vivaio. E s’ingannerebbe a partito. Il Ricci è un uomo di solidi studi letterari, di vasta cultura e di sottile intelligenza. È ancorato alla tradizione come ogni artista schietto che riconosce il passato come forza spirituale ed eredità vitale, sulla quale non si vive parassitariamente, ma si lavora per il presente e per l’avvenire. Le sue dichiarazioni di fede alla tradizione letteraria sono altrettanti punti di partenza per dar scacco inatto sul terreno della poesia cosi al passatismo infecondo come agli « arrembaggi fanfaroni di improvvisatori coloriti e imbecilli » e alle « povere prove di stonati ». Il Ricci crede nella liberta ampia e antica della poesia italiana, riscontrabile in sommo grado nelle origini della nostra letteratura, e poi mantenutasi e sviluppata nei grandi « i quali furono grandi in quanto seppero esprimere ciascuno la sua originalità spontanea e profonda non solo alla lingua, non solo alla frase e s'intende al pensiero, ma anche alla tecnica del verso ». Ancora: « Buffa superstizione quella dei trattatelli di metrica che i ritmi nostri tradizionali abbiano a ridursi a pochi pappagalleschi schemi ». La metrica italiana ha in sè tutte le possibilità ed è capace di tutte le esperienze: il Ricci vuol dimostrarlo ad abundantiam coi fatti, e in realtà le sue poesie (raccolte sotto il titolo Corona Ferrea nella collana « Poeti d'oggi » dell'editore Vallecchi accanto ad Ungaretti, a Pavolini e a Papi) tendono a comporre sul piano lirico il preteso dissidio tra modernità e tradizione, a svolgere temi aderenti alla moderna sensibilità o derivati addirittura dall’attualità e dalla cronaca in forme originali, e audaci mantenendo i contatti col passato, rifacendosi a Leopardi e al Foscolo, al Carducci e al Pascoli. richiamandosi quando occorra all’autorità di Dante e dell'Ariosto; ritrovando insomma ad ogni passo i filoni d’oro della tradizione, la quale giustifica la continuità dai settenari e decasillabi alternati del « De Itinerantibus » di Girolamo Savonarola agli alternati decasillabi e novenari del « San Lorenzo » di Giovanni Pascoli, « dal verso sciolto solenne rivoluzione del Rinascimento al verso libero solenne rivoluzione moderna contenuta in potenza in sette secoli di tradizione ».
A codesta continuità si richiama il libro fin dal titolo che vorrebbe essere l’impresa del modo con cui il Ricci intende e pratica la classicità: un modo di vivere e d'interpretare la vita, una regola morale e una missione. Vedete il ciclo delle « Città Toscane » dove l’aggettivazione è tanto felice da distruggere sin dall'inizio ogni ricordo letterario, carducciano o dannunziano, e la « grifagna Volterra » e Fiesole « irrorata di celeste mattina » son sotto il riparo d'un’atmosfera tutta toscana come quella che circola negli affreschi di Benozzo Gozzoli o in certe poesie di Fòlgore da San Gemigniano e di Cecco Angiolini (la bellissima Vita di Teo in paese non è soltanto un corollario della polemica strapaesana). Inserire su codesto tronco l’attualità non è uno sforzo o un pretesto, ma un altro atto di fede e di forza. Si può cantare una corsa in direttissimo citando, in fatto di sconcordanze di tempo, l'autorità del Pulci e una partita dì calcio ascoltata alla radio citando il Petrarca e Scipione Maffei. Che qui la poesia tenda all'azione con l’accesa passionalità dei nostri giorni dice l’Inno a Roma («... Nulla facemmo. Nel nome — dei morti e nel tuo nome — tenteremo »). E mentre il poeta marcia in cadenza coi granatieri e il popolo per il cambio della guardia al Quirinale pensa: « Dove ho perduto i pallidi letterati di iersera — che ragionavan tanto? — Buon sonno, pulcini ». Ma Archiloco cede subito il posto all'epos: « Un barrocciaio si scopre innanzi alla bandiera ».
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File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 29.11.33

Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “I libri della settimana,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 01 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/1326.