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Titolo: UN MAESTRO DI GIOVANI: Zamiatin, scienziato e scrittore.

Autore: Giulio Santangelo

Data: 1931-07-22

Identificatore: 90

Testo: UN MAESTRO DI GIOVANI

Zamiatin, scienziato e scrittore

Chi volesse formare un quadro cronologico della prosa russa dalla fine del secolo scorso ai nostri giorni, dovrebbe lasciare un largo spazio bianco a un certo punto. Proprio sul finire del secolo XIX, tanto per numero quanto per qualità di scrittori e di opere, la prosa russa, che occupò già un posto così importante nella letteratura europea, va diradandosi ed affievolendosi. Gorki, Korolenko, Cuprin, Bunin sono gli ultimi rappresentanti di una tradizione che si va spegnendo e già tra il 1905 e il 1910 hanno dato il meglio della loro opera.

Dopo d’allora, per tre o quattro lustri, si può dire che non esistano prosatori russi; o almeno che non ne esistano di quelli ai quali la storia letteraria di domani possa dedicare più di un cenno fugace. Uno degli storici più recenti e diligenti della letteratura russa moderna (ma non il più acuto, certamente), voglio dire Vladimiro Pozner, dà una ragione tutta meccanica di questa sosta. A causa della chiusura delle tipografie, egli dice, « quand’anche gli scrittori avessero continuato a scrivere, non avrebbero potuto pubblicare le loro opere. Del resto, non ne avevano il tempo nè la possibilità; un ro manzo richiedeva troppo inchiostro, troppa carta, troppa energia e, una volta scritto, era destinato a restare in un cassetto ».

Non neghiamo che sia questa una buona ragione e che abbia avuto la sua parte; ma la spiegazione del Pozner potrebbe accontentarci solo se la stasi della prosa russa fosse cominciata contemporaneamente alla rivoluzione o, vogliamo ammettere, alla guerra. Invece no, chè comincia dieci anni prima; e allora proprio nell’evoluzione del genere e del gusto letterario bisogna ricercare le cause di questa sosta.

Non è difficile trovarle, per chi si soffermi un momento a guardare la produzione dei due periodi che gli anni di pausa dividono nettamente. Alle macchinose costruzioni psicologiche ottocentesche, alle indagini introspettive care alla tradizione russa, da Dostoievski a Tolstoi, ecco contrapporsi un realismo impressionistico dal quale la « maniera » è completamente bandita: e piuttosto che da una regola letteraria gli scrittori sono guidati da un comune desiderio di fissare, di fronte a se stessi e di fronte al mondo, i grandi avvenimenti dei quali sono stati testimoni ed attori. E’ per questo che bisogna attendere fino alla fine delle guerre civili una produzione letteraria in prosa di una sensibile vastità: tra il 1920 e il 1922 compaiono le prime opere caratteristiche del nuovo periodo che s’inizia e si conquistano la notorietà, attraverso un’opera completamente rinnovata, scrittori non nuovi, come Pilniak e Zamiatin, o puri figli della rivoluzione, come la Seifullina, Nichitin, Ivanov, Ehrenburg e Gladkov.

Tutti questi scrittori hanno, chi più chi meno, una oaratteristica comune: che allo sforzo per la conquista della materia si aggiunge lo sforzo per la conquista di uno stile. Tecnici della parola, artigiani della composizione, come essi stessi ama no definirsi; cosicché non fa meraviglia trovare in testa ad essi un famoso tecnico piovuto alla letteratura dai cantieri navali: Eugenio Zamiatin.

***

Eugenio Ivanovic Zamiatin, nato nel 1884, è uno dei pochi tecnici dell’anteguerra che la rivoluzione ha mantenuto al suo posto. Professore di costruzioni navali nell'Istituto politecnico di Pietroburgo fin dal 1908, egli conserva ancor oggi la sua cattedra e si è segnalato per i suoi studi tecnici e per le navi costruite non meno che per le opere letterarie. Bisogna dire subito che, di fronte alla rivoluzione, Zamiatin si è guadagnato questo trattamento di, favore, giacché i moti del 1905 lo videro in prima fila tra i bolscevichi scendere in piazza e sostenere le più accese correnti rivoluzionarie con un ardore che oggi, di fronte alle esperienze della rivoluzione realizzata, ha perduto.

Finiti gli studi e placatasi, sotto la repressione feroce del Governo imperiale, la prima marea rivoluzionaria, Zamiatin si dedica completamente agli studi, alternando la collaborazione a riviste letterarie con quella a pubblicazioni tecniche e ad atti di società scientifiche russe e straniere. Prima che nel campo letterario, si conquista buona fama come progettista di navi, cosicché nel 1916 è prescelto per progettare e costruire, presso cantieri inglesi, i rompighiaccio destinati a guidare i rifornimenti inviati in Russia dagli alleati attraverso il porto di Arcangelo. Fu allora ch’egli costruì il più grande dei rompighiaccio russi, l'Alessandro Nevschi, poi ribattezzato Lenin, e ancor oggi in servizio.

Nelle sue vacanze di professore, subito prima della guerra, viaggiava prediligendo, i paesi dell’Oriente mediterraneo, e particolarmente la Turchia e l’Egitto. La conoscenza che aveva delle principali lingue europee, i rapporti che per la condizione di scienziato era indotto a mantenere con gli ambienti intellettuali inglesi, tedeschi e francesi, i lunghi soggiorni all’estero e una mentalità particolarmente aperta hanno fallo sì che Zamiatin aggiungesse alla esperienza letteraria russa la più vasta e più antica esperienza classica delle maggiori nazioni europee, non esclusa l’Italia.

Non sarà inopportuno, a questo proposito, notare che l’altro fondatore della letteratura russa di dopo la rivoluzione, Pilniak, è un tedesco del Volga; che anch’egli ha lungamente soggiornato in paesi occidentali e si è profondamente imbevuto delle letterature di questi paesi. ‘Ciò vale in qualche modo a spiegare l’identità di certe tendenze letterarie russe d’oggi con le tendenze dei nostri paesi.

Allo scoppio della rivoluzione d’ottobre, Zamiatin ha al suo attivo un volume di novelle che deriva, più o meno direttamente, da Gogol: « Storie di provincia ». Questa raccolta, comparsa nel 1916 e scritta a varie riprese negli anni precedenti, torna ancora alla elaborazione della materia paesana cara a Gogol e a Remisov; ma, naturalmente, Zamiatin ha una minor conoscenza del contadino russo, della sua vita e della vasta materia folcloristica che dà una ragion d’essere all’arte di Gogol e più a quella di Remisov. Sotto l’aspetto puramente descrittivo, o meglio rappresentativo, Zamiatin è nettamente inferiore ai suoi predecessori, ma li supera di gran lunga per abilità stilistica, per cultura linguistica, per potenza di personalità: nel senso che dove Gogol e Remisov descrivono, egli osserva, filtrando tutto quello che gli passa per la penna attraverso una mentalità scaltra e piena di esperienza. Sono queste le qualità che distinguono le sue opere successive e che già sono pienamente sviluppate in un’altra raccolta di novelle d’ambiente inglese: « Le insulari » che apparvero nel 1922 e che possono già considerarsi frutto della ormai maturata personalità di scrittore di Eugenio Zamiatin.

Invero qui già ha assunto il suo pieno sviluppo lo stile personalissimo e scintillante del Nostro. Dotato di uno spirito di osservazione non comune, Zamiatin considera gli uomini e le loro azioni con un sorridente scetticismo che qualche volta ricorda la falsa ingenuità del nostro Bontempelli. L’importanza che nello svolgersi degli avvenimenti assumono gli oggetti; l’abilità di caratterizzare un personaggio in un sol gesto o in un particolare della sua persona (il trionfo della sineddoche, si è detto); la frammentarietà dei dialoghi, ridotti a pochi elementi fondamentali; l’orrore, direi quasi, per l’impostazione esplicita delle situazioni psicologiche, sono i caratteri fondamentali dello stile narrativo di Zamiatin, presto imitato da un gran numero di scrittori più giovani. Imitato, voglio dire, di proposito: perchè Zamiatin divenne con quest’opera e con le altre comparse quasi contemporaneamente (Noi - 1922; La guarigione del giovinetto Erasmo - 1923; / fuochi di San Domenico - 1922, ecc. ) il maestro riconosciuto delle giovani speranze letterarie; tanto che tenne cattedra di tecnica letteraria, contemporaneamente a quella di tecnica navale a Leningrado, presso la Casa delle Arti: dalla sua scuola provengono materialmente Zoscenco, Slonimschi, Luntz, Nichitin, Fedin e molti altri.

Molto si è discusso sul valore letterario di Zamiatin, e non c’è dubbio che, a confrontare la sua opera con le poderose costruzioni di Tolstoi, di Dostoievski e di altri classici russi, l’opera brillante e frammentaria di Zamiatin può sembrare perfino povera; ma il conto è tutto diverso se si vanno a considerare, invece delle parole, le idee e, invece della profondità dell'indagine, la vastità dell’orizzonte che i libri di Zamiatin ti mettono sott’occhio. Senza contare che è questo uno degli scrittori più divertenti del mondo, tanto improvvise capitano certe osservazioni acutissime, tanto evidenti risultano i tipi che ci descrive, tanto umane e diffuse le situazioni paradossali che sa creare.

Sia come si vuole, qualunque giudizio possa darsi dello stile scarno ed efficace di Eugenio Zamiatin, nessuno gli nega un’influenza decisiva sullo sviluppo della nuova letteratura russa. Per i giovani, o almeno per una parte importante di essi, Zamiatin è un maestro: un maestro che deve ancor oggi trovare l’allievo che lo abbia superato. C’è, in verità, chi s'è messo alla sua scuola le ali, ed ha volato poi in alto, molto in alto: ma per altra strada, con altri intenti, con altro risultato.

Giulio Santangelo.

EUGENIO ZAMIATIN

(da una caricatura di Annenkov)

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 22.07.31

Etichette:

Citazione: Giulio Santangelo, “UN MAESTRO DI GIOVANI: Zamiatin, scienziato e scrittore.,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 16 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/90.