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Titolo: Ettore Romagnoli

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1933-01-04

Identificatore: 1933_58

Testo: GALLERIA
Ettore Romagnoli
Ecco i colloqui del nostro con tre stelle di prima grandezza del sacro Olimpo della poesia antica: Terpandro, Alceo e Saffo. Siamo infatti al secondo dei sette volumi (I Lirici greci - ed. Zanichelli) nei quali il Romagnoli raccoglierà il tesoro della lirica ellenica e che fan parte del corpus dei: poeti greci, da Omero in giù, tradotti in anni di ammirevole attività critica ed artistica da questo maestro che nel chiuso mondo accademico e nel clima degli studi alti e severi ha portato entusiasmo, fede, ardimento giovanile e originale dottrina. Il gusto del Romagnoli è, del resto, pari alla sua preparazione. Non faremo al lettore il torto di raccontargli le avventure e le sventure di Saffo dagli occhi di viola, nè di discorrergli eruditamente dell’età di Terpandro, nè di compilargli il catalogo delle poesie d’Alceo restituite in questi ultimi anni dall'Egitto; lo rimandiamo piuttosto alle pagine introduttive con cui il Romagnoli presenta ciascuno dei tre poeti, considerandoli nella loro umanità e nella loro sintesi creatrice, collocandoli nel centro del mondo morale del loro tempo come simboli della civiltà che si illuminava tuttavia dei riflessi dell'alba del mondo, che era con un piede nel mito e l’altro nella storia. Che la vita di Terpandro sia stata molto o pòco avventurosa, ci interessa relativamente. Ci interessa invece assai la sua figura di musicista poeta, fondatore d’una scuola di musica dove diede compimento alla sua famosa riforma. Fu lui che portò le corde della lira da quattro a sette, come comunemente si dice? La lira a sette corde esisteva parecchi secoli prima di Terpandro. Testimonia Aristotile: « Sette erano in antico le corde; poi Terpandro, tolta la terza, aggiunse l'ultima, e così la gamma fu chiamata ottava », cioè tutto il sistema acquistò l’estensione d’un’ottava. Nella riforma terpandrea si trovano già inclusi tutti i modi che divennero poi classici nell’arte matura. Non furono vere e proprie invenzioni le sue, furono elementi della sua riforma; e perchè questa fu la prima di cui rimanessero memoria e forse documenti precisi, la scelta passò facilmente per invenzione. Conclusioni del Romagnoli su Terpandro musicologo e riformatore. Codeste ricerche romagnoliane sulla musica antica (consacrate già in precedenti volumi) sono uno degli aspetti più geniali dell’attività del traduttore di Pindaro e di Aristofane, il quale può a buon diritto parlare d’una « sicura tranquillità con cui molti critici di letteratura greca escludevano o escludono i documenti d’indole musicale dallo studio di problemi che pure sono essenzialmente musicali ». Non si può discorrere di poesia greca trascurando la musica; nel caso di Terpandro, va ricordato ch'egli ricondusse lo spirito della musica ad animare la poesia che, per l'abbandono di quella musica, incominciava un po' dappertutto, nel mondo greco, a languire. Il Romagnoli tenta di restituire le originarie compagini ritmiche (della musica di Terpandro non rimane nulla), compone brevi melodie che arieggiano in qualche modo quelle della scuola terpan-drea. Così l’artista accompagna, illustra ed anima l’opera dell’erudito e del traduttore. Il mondo poetico antico non ha per lui segreti: e, prima delle versioni, che sono sempre aderenti allo spirito del testo ed elegantissime, vogliamo ancora indicare all'attenzione dei lettori le pagine che precedono i frammenti di Alceo e di Saffo, due tra i maggiori lirici che siano mai vissuti sulla terra, « al Celesti pari ».

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 04.01.33

Etichette:

Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Ettore Romagnoli,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/868.