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Titolo: Parodie - 12.623.892

Autore: Massimo Bontempelli

Data: 1932-08-24

Identificatore: 1932_382

Testo: Parodie - 12. 623. 892
Già da un pezzo il giorno era nato, il mondo si svegliava fresco e nuovo, come se vivesse il suo primo mattino.
12. 623. 892 dorme ancora sotto la sua copertina di tela cerata, dove è rimasta tutta la notte. Posava inerte, con il suo corpo di ferro, nera e bianca, un po' tozza. Non era bella di forme, ma di anima. A un tratto si sentì come denudare, e un tepore lucido la avvolse.
Era la prima volta che il sole la tocca. Non aveva conosciuto fin allora che una triste chiarità diffusa, seminata di rumori, tra uomini affaccendati che la picchiavano, la rivoltavano dolorosamente. Altre sorelle intorno a lei erano picchiate e rivoltate, un attimo le stavano accanto e poi scomparivano per sempre, silenziose, chissà dove. Forse verso la vita.
12. 623. 892 sapeva che, come lei, le sorelle volevano parlare, trovare uno sfogo alla voglia prodigiosa e terribile che gli uomini gli avevano via via infuso nell'anima. Ma non potevano, come lei non poteva. Perchè l’avevano messa al mondo con un desiderio così insopprimibile, se non gli davano modo di soddisfarlo?
La sera qualcuno i entrato nel silenzio dóve 12. 623. 892 riposava, finalmente abbandonata dalle mani che la tormentavano. L'ha presa nelle braccia, amorosamente, come una bambina, l'ha protetta avvolgendola di oscurità. L'ha portata via, e 12. 623. 892 sentiva d'andare verso la felicità, le parve venir meno, perse la conoscenza.
Sotto la carezza del raggio giallo e caldo, adesso toma alla vita. Prova un senso di malessere, a trovarsi fuori della casa dove è nata, rimpiange i rumori e le mani dure di quegli uomini. Pure, dopo qualche tempo, avverte dentro di sè un senso nuovo, eccitante. Sentiva correre dei brividi lungo le asticelle di metallo che compongono il suo scheletro, la grande bocca lunghissima, nera e sottile sembrava vibrare come se fosse per soddisfare la fame tormentosa. La lingua di tela azzurra che corre da una all'altra delle mascelle rotonde e mobilissime, ai lati del viso. si inumidisce di un'acquolina amara. 12. 623. 892 s’immagina perfino il colore di quella linfa benedetta, sa che è un violaceo cupo, un indaco — ed ella s’accorge che è venuto il momento del miracolo, quando conoscerà il mistero della sua nascita, la verità del suo destino. Un umore felice la percorre tutta, sangue vivo e tonificante, si sente pronta a grandi cose.
Provò a un tratto un senso di solletico per tutto il corpo. Qualcuno s'è avvicinato a lei e ha fatto scorrere le dita sopra i rotondi nodi delle sue vertebre. Mai 12. 623. 892 era. stata toccata cosi espertamente. Ha quasi voglia di rìdere, di un rìso appassionato, come la vergine per la prima volta tra le braccia dello sposo.
« Deliziosa, morbida, ubbidiente — dice una voce maschia. — Proprio quello che ci voleva. Oramai anche in fatto di macchine da scrìvere non abbiamo nulla da invidiare alle fabbriche straniere ».
L'anima le doleva per la felicità, senti che il momento supremo era giunto. Qualcuno le aperse appena le nere labbra, e vi insinuava una cosa bianca come la mandorla, sottile come un velo, che le riempiva tutta la bocca.
12. 623. 892 senti un sapore sostanzioso, che non sapeva definire. « Due copie » disse ancora la voce maschia, e di nuovo le le labbra, di nuovo una cosa bianca e un'altra cosa nera, sottile come quella. 12. 623. 892 aveva la bocca piena, era felice. I suoi dentini si mossero, addentarono il cibo, lo rigirarono, finalmente mantennero immobile la preda. Poi senti un colpettino sopra una delle sue vertebre, e subito qualche cosa colpi la sua lingua, che fece un balzo in avanti e lambì velocemente e decisamente la cosa bianca e sottile. 12. 623. 892 emise un breve gemito, capì d'aver pronunciato un suono.
« Che bella lettera. Una emme elegantissima. quasi si direbbe aldina ».
12. 623. 892, come ebbra, sapeva che fra un attimo lei avrebbe parlato, a lungo, autorevolmente, senza interruzioni. Avrebbe detto cose nobilissime, definitive. Ringraziò chi l'aveva messa al mondo, comprese il perchè della sua nascita. Il suo istinto aveva avuto ragione, ella avrebbe detto al mondo una parola di poesia e di fede.
Parlò. La sua lingua leccava precipitosamente il cibo bianco, lo segnava, lo possedeva. Parlò: « A riscontro della Vi pregiata del 20 corrente in nostre mani, confermiamo aver ricevuto sei casse del V/ olio di ricino, purgante che... ».
12. 623. 892 sentì qualche cosa spezzarsi nel suo intimo più profondo. Una ribellione disperata sollevò la sua anima, che ella aveva creduto nata per le effusioni liriche, per le grandi opere d’arte. Perdette i sentimenti e non li ritrovò mai più.
Massimo Bontempelli e per copia conforme
Alberto Cecchi.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 24.08.32

Citazione: Massimo Bontempelli, “Parodie - 12.623.892,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 15 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/638.