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Titolo: Salvatore Quasimodo

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1932-06-22

Identificatore: 1932_290

Testo: GALLERIA
Salvatore Quasimodo
Tenuto a battesimo da Solaria e da Circoli e noto a pochi amanti della poesia che, dietro ermetici apprestamenti difensivi contro le clamorose insidie del volgo, si lascia scoprire e si rivela, oggi l’ing. Salvatore Quasimodo, pubblico funzionario ad Imperia, fa parlare di sè più larga schiera per merito della brigata fiorentina dell'Antico Fattore (in questi tempi tutti i raduni letterari, piccoli e grandi, han sede in una trattoria e svolgono a tavola i loro ordini del giorno) che gli ha premiato una poesia, giudi candola la più bella lirica del 1932. Per la chiarezza, ricordiamo che l'Antico Fattore funziona da due anni (la prima lirica premiata fu la Casa dei Doganieri di Montale), che distribuisce ogni anno a giugno un premio per il miglior pezzo di musica e un premio per la migliore poesia, quello (la musica) assegnato a giudizio d'un gruppo di scrittori, questo (la poesia) a giudizio d’un gruppo di pittori e scultori. I quali appunto giorni fa han dato la preferenza alla lirica quasimodiana Odore di eucalyptus che si può leggere a pagina 109 del volume Oboe sommerso edito da poche settimane dalla rivista genovese Circoli. Necessarie premesse; ma non si potrebbe discorrere di Quasimodo se non si tenesse nel, debito conto quel libretto intitolato Acque e terre che Solaria mise fuori nel 1930, raccogliendovi una quarantina di liriche distribuite in quattro gruppi a interpretare le armonie dei firmamenti su motivi intimi e autobiografici dove il ricordo realistico ascende sui vanni dell'ispirazione sino a trasfigurarsi e ad attingere le sfere della fiaba e del sogno. Il titolo stesso del libro dice il suo carattere e le sue aspirazioni, testimonia la fedeltà di Quasimodo ai miti semplici, ed eterni. I suoi canti sanno d’acque sorgive scorrenti tra i narcisi e le mammole del bosco in un’atmosfera antelucana, in una chiarità evanescente da favola antica.
Nel nuovo volume, l’ermetismo del titolo è appena apparente. Subito anche qui il canto si scioglie come quella pioggia di prima sera ch’è « odore buono del cielo - sull’erbe ». E anche qui il senso dei primi giorni, le trasmigrazioni del cuore, l'abbandono alla deriva lungo sponde su cui s’allineano le macerie dei giorni presenti; e ritorni ad avventurose aurore, colloqui con le erbe e con l'acque (« da secoli l’erba riposa - il suo cuore con me... »), esplorazioni nelle stagioni occulte, discese nelle antiche maree; e su lutto quell'accento di melanconia diffusa del nostro mediocre destino e del nostro squallido esilio in confronto alle luci d’eternità che presiedettero alle nostre origini. Questo svegliarsi ignoto a vita terrena partendo da premesse astrali, da rombi di costellazioni, è il clima costante della fiaba lirica di Salvatore Quasimodo. E vedete, nel centro della composizione premiata. Odore di eucalyptus, la quartina estatica del risveglio:
In me un albero oscilla, da assonnata riva, alata aria
amare fronde esala...
Abbiamo presentato un poeta. Non accade tutti i giorni.
*

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 22.06.32

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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Salvatore Quasimodo,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 15 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/546.