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Titolo: L’automobile, con Ginetta guidatrice d’automobile (Alla maniera dl Alfredo Panzini)

Autore: Alberto Cecchi

Data: 1932-06-08

Identificatore: 1932_267

Testo: PARODIE
L’automobile, con Ginetta
guidatrice d’automobile
(Alla maniera di Alfredo Panzini)
Sono andato a fare una visita a Ginetta, o meglio alla sua signora madre la quale, olire al merito di aver messo al mondo, con l'aiuto dell’ingegnere suo marito, la piccola Ginetta, ha anche quello di saper fare in casa le marmellate e le marene sotto spirito, che piacciono molto al suo sposo e anche a me.
« Abbia la bontà d'aspettare un momentino, egregio professore, — ha detto la signora Elvira — e presto Ginetta tornerà ».
« La signorina Ginetta non è in casa? — ho domandato. — Certo sarà alla lezione d inglese ».
« Oh, no — ha risposto la signora Elvira. — Sta allenandosi per una gara automobilistica ».
Ma Ginetta è ancora una piccola fanciulla, che porta lunghi capelli neri per le spalle, stivalini alti da educanda, è silenziosa ed ha una guardatura modesta e schiva. Forse si tratta di un’altra Ginetta, ho pensato io.
Abbiamo parlato con la signora Elvira di molte cose, e lei dice che ora nel latte mettono mollo più acqua d'un tempo. Ma d’un tratto la porta s’è spalancata e ho veduto entrare una bellissima giovinetta ignota, fresca come la primavera. Capricciosi e brevi capelli biondi sfuggivano da un minuscolo berrettino color d’arancio, e dalla maglia bianca che le si gonfiava sul petto si capiva che ella era ben gradevolmente provveduta di quelle due cosine gelatinose che le donne possiedono.
E’ entrata con un passo da pentesilea, s’è accostata alla signora Elvira e sì l’ha baciata. Poi s'è rivolta a sorrìdermi. Allora ho capito che era proprio la piccola Ginetta.
* * *
Ma veramente non era la piccola Ginetta, la quale dev'essere morta da molto tempo. Questa è un'altra Ginetta che forse il buon Dio ha mandato, in luogo dell’altra, alla signora Elvira e all’ingegnere, perchè non morissero di dolore.
« Incessu patuit dea — ho detto allora io. — Di razza divina appare ella nel camminare ».
« Ohibò, professore, cosa dice? Camminare? Tale è l’ufficio del pedone. Io non cammino, sibbene conduco una otto cilindri ».
« Capisco, signorina Ginetta. Ella intende dire che, seduta al volante di una potente automobile, ella trascorre come il lampo per le vie della città ».
« Appunto. Oh inebriarsi di velocità! Professore, s’è ella mai inebriato di velocità pura? ».
Dovetti confessare che nò.
« E perchè dunque vive, amico mio? Ignora forse che noi abbiamo soppresso il tempo e lo spazio, i due nemici più terribili dell'umanità? ».
« Ma io, Ginetta, insegno da molti anni ai miei scolari che il tempo è un nobile vegliardo dalla lunga barba, che sopraintende ai nostri destini. E li invito altresì a meditare sulla infinità degli spazii, i quali permettono alla nostra piccola mente di raffigurarsi, sebbene in modo imperfetto, il mistero della divinità ».
« Lei, professore, insegna cose errate. La vera filosofia moderna è quella delle automobili. La divinità ai oggi si chiama motore ».
« Devo credere, amabile Ginetta, che ella ha legalmente conseguito il titolo di autista? ».
« Ma lei non sa che la patente i la fede di battesimo di ogni signorina che si rispetti? Conosce ella i metropolitani? ».
A questa domanda risposi che conosco, si, i metropolitani, ma soltanto di vista: e che il loro rigido e temibile aspetto mi ha sempre trattenuto dal cercare più intime relazioni con loro.
« Errore deplorevole — ha protestato Ginetta. — Sono persone mitissime e di eccellente composizione. Tutti quelli di Roma sono miei amici e quando mi vedono trascorrere volando mi ossequiano con la loro candida mazzetta. Sono i miei migliori amici ».
« Io credevo, Ginetta, che i suoi migliori amici fossero i libri ».
« Certo, professore. E anche i giornali ».
« Ella consente dunque, fra una pura vertigine e l’altra, a leggere qualche gazzetta? ».
» Senza dubbio: la Gazzetta dello Sport ».
A questo punto è entrato il signor padre di Ginetta, l’ingegnere X. Egli mi ha domandato come avevo trovato Ginetta e mi ha detto: « Molto interessante, illustre professore, molto interessante ».
« Certo, motto interessante. Ma le donne che uccidono il tempo e lo spazio e amano la velocità pura non amano poi di mettere al mondo bambini. E non si interessano nemmeno di culinaria, la quale è un'arte che i signori mariti apprezzano grandemente ».
A questa parola la signorina Ginetta ha torto il suo bel nasino. E l'ingegnere mi ha messo in bocca una marena sotto spirito.
ALFREDO PANZINI
e per copia conforme:
Alberto Cecchi.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 08.06.32

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Citazione: Alberto Cecchi, “L’automobile,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 14 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/523.