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Titolo: Paolo Monelli

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1932-05-25

Identificatore: 1932_251

Testo: GALLERIA
Paolo Monelli
Monelli ha compiuto una buona azio ne (una delle tante della sua vita). Avendo incontrato un giovinotto di belle speranze, a nome Bernardo Prisco, che gli somiglia come una goccia d'ac qua ad un’altra goccia, l’ha preso sotto la sua proiezione e ne ha vigilato e, guidato i primi passi nell'agone letterario e giornalistico. Donde codesto libro di ragionamenti (L’alfabeto di Ber nardo Prisco presentato da Paolo Monelli, ed. Treves Treccani Tumminelli 1932 - L. 12) che si propone di chiarirti la confusione delle idee correnti e di confutare i luoghi comuni che hanno tanta fortuna tra la gente cosi detta perbene. La collaborazione tra il Monelli e il suo fedelissimo Prisco è tanto stretta che i primi capitoletti del libro son del Monelli in persona, e gli altri avallati con la sua autorità e con l’eloquenza d'una prefazione dove «quel manigoldo del giovane Prisco » fa una bellissima figura. M’hanno detto che. Prisco va soldato, cantarella il Monelli: e dunque essendo egli attualmente lontano per compiere il suo dovere ecc. ecc., anche la pubblicazione del libro è stata curata dal Monelli; il quale in questa faccenda fa la parte del maneggione, di modo che a un certo punto le due figure, Prisco e Monelli, si immedesimano, si confondono, e ne esce una figura soia, una specie di novo Omo salvatico, abito fra il pignolo e il bastian contrario, che dice la sua un po' a tutti e con la scusa d’essere, per la parte che riguarda il Prisco, di classe giovine (tengano presente i biografi futuri che questo ardito ragazzo è nato nel 1911) accetta assiomaticamente posizioni e teorie « che furono per. noi lotta e passione, ed in lui sono già quasi istinto », trascura con indifferenza valori « ancora vivi per noi » o riscopre cose « che credevamo già seppellite » rivelandosi veramente ventenne, cioè di una generazione lontana e cristallina, « a noi di frequente strana ed incomprensibile ». Insamma il binomio Prisco-Monelli ci riserba le più gradite sorprese; e s'intende che la lettura del libro in cui protettore e protetto si dan la mano esige l’uso del famoso grano di sale. Quanti sono oggi i distruttori della nostra natura, dove si è rifugiata l’originaria ingenuità dei gesti e delle parole, dove s’è nascosta la naturalezza, son domande urgenti che lo spettacolo quotidiano dell’odierna esistensa truccata mette sulle labbra di Monelli nemico dichiarato dell’artificio, della simulazione, della convenzione, del livellamento, numi tutelari della società del dopoguerra, la quale ha sostituito all'eterno il provvisorio e ha persino rovinato il mito della bellezza, rovesciandone il concetto e adattandola di ora in ora ai capricci della moda. Qui Monelli si rifugia in immagini cosmiche e dice che la più sicura bellezza è quella del cielo notturno. Se interroghiamo il giovine Prisco egli magari esporrà sul conto della bellezza e dell’ideal tipo femminile idee meno astratte e poetiche; ma sul tema della parità dei sessi griderà subito all'inganno chiudendosi nell'armatura d'una intransigenza assoluta. « Si corra ai ripari, si torni a relegare la donna nel cantone dolce e muto che le compete! ». Del resto tutti i discorsi del Prisco intorno ai problemi più gravi e assillanti, la vita e la morte, lo spazio ed il tempo, l'intelligenza e il sentimento, l'eroismo e l’egoismo, il sacrificio e la speculazione, sono improntati a quella spirituale chiarezza latina che scioglie i nodi per la via più breve, sdegna le complicazioni e al gioco dei paradossi preferisce la semplice luce della verità (e quando alla lettera Q incontrerete un felicissimo capitoletto, uno dei più belli del libro, sulla freddura, tenete per dimostrato che questo ottimo Prisco non la saprebbe così lunga se Monelli non gli reggesse il sacco più di quanto non voglia far credere. E del resto, chi altri avrebbe potuto insegnargli a scrivere con tanta proprietà, precisione icastica e robustezza? ). Ragionamenti per estremi; ma conclusioni d’una resistenza logica a tutta prova e d’un buon senso tutto nostro: leggete, a pag. 161, tra i Paradipomeni, il commento a una sentenza che il conte Keyserling dedica agli italiani nel suo Das Spektrum Europas; o a pag. 174 le obbiezioni ad Aldous Huxley sul diritto alla propria bruttezza. Per concludere, codesto Alfabeto di Monelli-Prisco (ma quante ne sa questo ventenne fenomeno, e quanti libri ha avuto tempo di leggere e di meditare! ) può far strada tra gli uomini in virtù della formola che Goethe condensava nel noto aforisma: « Se devo ascoltare l’opinione degli altri bisogna ch’essa sia espressa positivamente. Del problematico ne ho abbastanza per conto mio ».
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Monelli presenta Bernardo Prisco. (Disegno di Vellani Marchi).

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 25.05.32

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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Paolo Monelli,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 16 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/507.