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Titolo: Una parola al giorno: Corvée

Autore: Paolo Monelli

Data: 1932-05-25

Identificatore: 1932_246

Testo: Una parola al giorno
Corvée
E' parola francese, dal basso latino corvata o corrogata (cum e rogare, cioè richiedere) che aveva lo stesso senso: opere che i contadini sono tenuti per legge a prestare ai signori (regalie, si dice oggi da noi in campagna, che questi obblighi sono limitati a doni di pollame ed ova in certe ricorrenze). Nell’epoca feudale queste corvatae o corvées erano servigi gratuiti d’ogni genere che il villano rendeva al signore; i nostri antichi dicevano angheria, e la parola è rimasta nel linguaggio con il senso esoso proprio di questi obblighi. Se il jus primae noctis è davvero esistito, cioè il diritto del signore di passare la prima notte con ogni giovane sposa dei suoi domimi, esso era davvero un'angheria per lo sposo (e per il maturo signore davvero una corvè).
Le angherìe sono state abolite con la rivoluzione francese; ma la parola corvée è rimasta nell’esercito francese ed in quello piemontese (e da questo è passala, come tante altre francopiemontesi, nell’esercito italiano) per indicare servizio di fatica dei soldati senz’armi: « acquare, legnare, foraggiare, sterrare, caricare e scaricare munizioni, e simili (Padre Guglielmotti) ». Le pazienti corvè dei nostri soldati sotto il fuoco, per fango neve bufere, per trasportare reticolati, viveri, travi, tavole, casse di cartucce e di bombe, hanno acquistato a questa parola il diritto di restare nella nostra lingua; a condizione che si scriva così semplicemente corvè, invariabile al plurale. Chi volesse strafare, potrebbe riesumare dal Botta e dal Guglielmotti l'espressione comandata; ma finché un decreto del Ministero della Guerra non l’imponga nel regolamento interno (e veramente molti termini delle caserme dovrebbero essere riveduti un poco), c’è troppo divario fra la pratica di quattro anni di guerra e questa riesumata parola per raccomandarne l’uso.
I francesi per traslato indicano con corvée una commissione o lavoro ingrato o gravoso; e noi, naturalmente, dietro a loro. Lasciando in vita la parola nel suo senso proprio bisognerà lasciarla vivere anche in questo senso: ma qui chi voglia può sempre trovare modi nostrani che sostituiscono in questo o quel caso l'espressione gallica con pari o maggiore efficacia: faticaccia (con la quale parola i toscani indicano certi servizii gravosi che si fanno fare a un uomo pagato apposta), scocciatura, impresa barbina, e così via.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 25.05.32

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Citazione: Paolo Monelli, “Una parola al giorno: Corvée,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 15 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/502.