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Titolo: Antonio Baldini

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1932-05-18

Identificatore: 1932_242

Testo: GALLERIA
Antonio Baldini
Baldini gli amici li cucina a dovere, nel modo tradizionalmente migliore per ottenere un arrosto profumato, sugoso, croccante: allo spiedo. Intitolando appunto Amici allo spiedo il suo ultimo libro (ed. Vallecchi, Firenze, 1932 - L. 8) l’autore ci avverte di badare alle date e al tono: quelle vanno dal 1917 al ’30; questo è, come comporta l'indole bal diniana, scanzonato, semiserio, ma fondamentalmente affettivo e cordiale. « Il mondo ha fatto della strada, qualche, giudizio andrebbe corretto, qualche tatto appurato, molte della persone ricordate sono uscite in questi anni dalla scena del mondo. Sarebbe occorso in molti punti mutare il tono che spesso e volentieri è da burla, come del resto dichiara il titolo scelto per il libro. Ma gli scritti avrebbero perso il loro carattere, che è sempre d'occasione... ». Quella schidionata in copertina, quella macchina girante sarebbe stato un peccato toglierle; e, dentro, per conto nostro non c’è virgola da mutare, anche perchè codesti incontri occasionali dan la stura all’umor baldiniano e ne nascono alcune tra le pagine migliori dell'autore di Michelaccio. Preso di petto un personaggio, pochi come lui sanno entrargli in confidenza e cavargli dopo cinque minuti di assaggi il suo segreto. Baldini sta verso le sue vittime nell’atteggiamento del frate dantesco che confessa « lo perfido assassin ». Ma in fondo è un frate pacioccone; grave e raccolto per modo di dire. I peccati ch'egli confessa son per lo più, peccatucci di vanità letteraria, di bizze e di pose; meritano una lavata di testa, e poi l’assoluzione: quanto alla penitenza, il frate medesimo se ne incarica, mettendo in carta le debolezze dei peccatori e consegnandole alla posterità con carattere di passaporto morale i cui dati sono precisi come quelli somatici del documento ufficiale. Sbagliare non è possibile. « Io che sono nato assaltaterre e lanciafiamme, io che ne infido sette uno su l’altro senza neanche levare la spada dal, petto dei primi sei, io Cagliostro moderno, guardate cosa mi tocca fare; intenerirmi! ». Chi altri può discorrere in questa guisa se non il Malaparte? «... Tutte le parole impiegate a fin di male, tutte le affermazioni contrarie alla legge di Cristo, tutti i gratuiti incitamenti alla violenza, tutte le bestemmie travestite, le insinuazioni cattive, le offese alla vita, le scandalose millanterie di credito, le offese al buon costume letterario, alla lingua italiana e perfino a, quel bel linguaggio fiorentino che nei. secoli ha dato sempre fiori cosi freschi e frutti così saporiti per la vista e l’appetito degli uomini... ». Di chi si parla? Naturalmente, dell’Omo salvatico.
« Per dipingere indossa una giacca tutta a brandelli e s’allenta la cinghia del pantaloni. Al lavoro canterella e fischia, di preferenza arie di Verdi. Alle modelle non dà confidenza: va loro intorno con lo stesso sangue freddo che a certi cavallucci di gesso che vedete ricomparire in parecchie sue tele di argomento mitologico. Si tratta, come sapete, d'una mitologia inquietante, climaterica, crepuscolare, certo infinitamente suggestiva. Alcuni di quei di pinti giureremmo d’averli sognati e certe quaterne giocate e vinte in una vita anteriore ». Chi può essere costui se non il metafisico De Chirico? E vedete Barilli che basta s’affacci « perchè diventi subito il centro d’uno spettacolo »; e Silvio d'Arnico che parla di San Francesco ai carcerati; e Ojetti ( « i giovani che vanno con lui fanno fatica a tenergli dietro. Ehi, ehi, quel signore! »); e Civinini in guerra e in Africa, e il povero Beltramelli nella sua casa romagnola, e Renato Simoni sottotenente della Territoriale, e Panzini alle prese con la storia, dei «tre colori », e Croce nel suo palagio partenopeo...

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 18.05.32

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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Antonio Baldini,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 15 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/498.