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Titolo: All'illusione

Autore: Adriano Grande

Data: 1939-07-05

Identificatore: 1939_193

Testo: ALL' ILLUSIONE
I.
Se nel tuo canto la vita s’esalta morte sta dietro a te che ridi sempre, antica Maga. Quando t’odo, cedo al tuo potere anch’io; penso che il mondo si trasfiguri: poi, giunto sul culmine della finzione, il livido tuo volto m’appare, e dai tuoi occhi vedo scendere la notte estrema. So quanto ti debbo, quanto mi togli. Dal tuo riso assurdo non posso allontanarmi. Se lo fuggo molti suadenti aspetti mi trattengono a contemplare. Sei tu che rinasci nascostamente e mi riavvolgi. Il vento che, mentre corro, mi parla nel viso di paesi più certi, ha la tua voce.
Ad ogni istante rechi un nuovo inganno e la terra è contenta d’ingannarsi.
Senza il tuo riso l’esistenza è muta, ogni moto si ferma, non c’è musica, non c’è silenzio: le forme e i colori si svuotano. Attònite, le cose aspettano il tuo velo per risplendere.
Ogni terrestre spirito s’accende sempre di te: ma se ti guardo gli occhi vedo il baratro vuoto che ci chiama.
II.
Io ti conosco: t'è ostaggio il mio cuore e la mia carne. Vivo abbandonato a te come il fuscello alla corrente e brillo solamente del tuo riso che vo’ imitando. Oh, quanto rassomiglia a quella che tu adoperi su noi naturalmente, la magìa dei suoni significanti! Quaggiù tutto finge, varia e si muove: e dietro c’è la morte.
Tu la nascondi nel gioioso velo dei mutamenti. L’uomo corre e cade dove rinviti: si rialza e torna a seguirti, bramoso d’afferrare se stesso nelle gioie che prometti.
Mio desiderio, fòmite di vita, voglia di possedere l’universo in un baleno, non stancarti ancora.
Fammi dimenticare che son schiavo duna che ride con le occhiaie vuote.
E tu, Maga, trascinami nel vortice degli incanti promessi, fammi credere alla tua verità: giacché la morte che vedo in te non piace alla mia anima, è una finzione anch’essa, col suo nulla repugna al natio senso dell'eterno.
III.
Abbandona la tana dei terrori notturni, in cui di vani e ambigui mostri si gremiva il tuo sonno: e fatti incontro al tuo mattino, o uomo che nascosto vivi in me dalla nascita. Ti s’apre davanti il tripudiar delle marine tenere azzurre che gli occhi ti lavano; e alle tue spalle sale i colli, verdi di misteri fioriti, un cielo nuovo lìmpido come sguardo di bambino.
Vedi come la terra ride e ti offre il suo gaudio d’esistere, nel primo giorno del mondo! Spogliati dell'ombra, bevi quest’aria che il sangue rinnova e corri dove il sole a sé ti chiama.
Forse la tua compagna è là che gioca a disporre conchiglie sulla rena, a infiorarsi i capelli; o studia un grillo che ha trovato nell'erba; o fa collane con le bacche più rosse dei cespugli. Ancora non t’ha visto, eppure t’ama e aspetta che tu giunga. Vuol mostrarti le cose più gentili che l'estasiano. Imparerai da lei che la tua forza ha maggior pregio se si può donare.
IV.
Altro non domandare. In terra nulla può toccarti più vero di una donna che qualche volta in te ravvisi il sole e la sua forza. In lei rifiorirai, stanco, più volte. Nei suoi figli vincere potrai la morte che nel sonno, spesso, senti sfiorarti col suo fiato astratto.
È grande, il mondo. Tu vorresti intero vederlo. Monti e boschi, fiumi e mari, altri frutti, altri fiori, altri colori, orizzonti diversi, altri animali cerchi e conosci; e non ti sazii mai. Appàgati dell'ora del mattino, uomo nascosto, vivo in me già prima del nascere! Ti spinge a nuove terre l'ombra che nella sera ti minaccia.
Hai visto sopra il lido biancheggiare un teschio vuoto e ne hai provato orrore.
Non spaventarti: l’uomo s’addormenta un dì per sempre e il suo corpo si scioglie ma in altre spoglie il suo sentir rivive. Adesso è la tua volta. Ti comandano le stesse voglie degli antichi morti: se a illuderti tu impegni la tua forza ogni mattino sulla terra è il primo.
Adriano Grande
Primavera, XVII.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 05.07.39

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Citazione: Adriano Grande, “All'illusione,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 29 aprile 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/2610.