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Titolo: Il compagno

Autore: Nicola Moscardelli

Data: 1935-08-13

Identificatore: 1935_272

Testo: Il compagno
L’albero che diffonde ombra e memoria sul ciglio della via della città ripensa forse ai suoi verdi compagni che stormiscono liberi in campagna circondati dall’erba, popolati d’uccelli, dissetati da ruscelli che corrono via via lungo le zolle mentre dentro alla terra le radici bevon alle profondissime sorgenti l’acqua che uguale al canto ed alla luce ascende per i rami e li trasmuta? Ripensa ei forse ai colloqui col vento quando dalla montagna s’abbatteva tra i suoi rami e portava odor di neve, sentor di carbonaie, e il fresco aroma dei pascoli, e le pecore, le mucche, si sentivano quasi palpitare nel suo fiato di vento montanaro? Rivede ei forse come in sogno il verde del campo trasmutarsi a primavera quando ogni filo d’erba è una bocca che canta e luce e fiori sono parole d’una stessa voce?
Anche l’autunno allora era soave: cadevano le foglie e si dormiva insino al primo squillo di primavera, quando si scioglievano la linfa dentro i rami ed i ruscelli nelle forre, e balzavano i fioretti fuor dei greppi e gli agnelli fuor degli stazzi, quelli sugli steli e questi sulle gambe insiem tremando.
O bel tempo sempre ormai perduto, Catturato e portato alla città come una fiera muta
dintorno a lui non scorrono ruscelli, non verdeggiano prati: ma l’asfalto eguale sempre eguale e sempre ardente: il sole qui non nasce di mattina ma di sera, esso scoppia tra il fogliame bianco e rosso, tal quale la pupilla dell’uomo che lo mira dalla strada.
Nella gabbia il suo fusto è carcerato per timore che fugga e intorno alle radici la terra col cemento è rassodata.
Le stagioni si scardano di lui
tra i suoi rami non cantano gli uccelli
esiliato è per sempre: alla sua ombra
nessuno mai meriggerà, la mano
sugli occhi, il capo sopra un sasso, l’anima
in grembo a Dio: solo gl’innamorati
si parlano e si guardano negli occhi
nascosti dal suo tronco, e le parole
che si dicono sono così ardenti
che le foglie più basse son bruciate:
e invano ei succhia dalla terra avara
l’estremo umore per levare il capo
al disopra dei tetti
se mai si scorga di lontano il piano
o il monte, con i suoi compagni antichi
liberi e verdi, invano:
che la casa dell’uomo
sempre è più alta del più alto ramo.
Solo morrà legato al suo destino.
Allorché vedo l’albero per via mi par quasi di scorgere un compagno. Come chiamato al suo tronco m’accosto senza parlare. Parla egli per me.
Nicola Moscardelli.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 13.08.35

Citazione: Nicola Moscardelli, “Il compagno,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 06 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/2181.