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Titolo: I libri della settimana

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1933-09-27

Identificatore: 1933_426

Testo: I libri della settimana
Allegria di Lugo
Lugo di Romagna: chi non la conosce? C’è persino una canzone popolare che ne celebra i fasti. Codeste città e cittadine romagnole hanno tradizioni di gusto che si alleano alla nativa euforia della loro gente. Già Marino Moretti redasse il codice della scapigliatura romagnola in alcuni volumi di novelle che son rimasti i suoi migliori.
Ma accanto al piacere dì vivere e alla concezione grandiosamente ottimistica della vita, la Romagna, senza citare le città più illustri, coltiva anche una tradizione culturale e artistica di prim' ordine. Torniamo a Lugo, dove vive e opera tra gli altri il maestro Balilla Pratella. Troviamo il suo nome sul secondo d'una serie di quaderni di « Storie Lughesi » stampati dall’editore Leo Valli con cura ed amore d’artista. È giusto che imprese simili, le quali onorano l'arte tipografica italiana e sono un caldo omaggio al genius loci, non restino confinate nei limiti provinciali. Segnaliamo perciò oggi la raccolta delle « Storie Lughesi » ai buongustai e ai bibliofili d’ogni parte d'Italia. Al primo volumetto (Le antiche storie dei Ricci, di Giulio Ricci) e al secondo (il citato di Balilla Pratella, Corna e vino, in lode della festa di San Martino che il Carducci cantò e che è fervida di mosti e d’amori) si sono aggiunti un volume di cultura del Seganti su Antonio Ordelaffi e gli storici di Lugo, e ora un prezioso volumetto di Giorgio Valli, Trullalà!, stampato in cento copie con tavole di Diego Santambrogio e fregi di‘Antonio Ricci. Una allegra fantasìa che è un quadro di costumi e una interpretazione psicologica.. « Il podestà di Lugo mi ha regalato il Pavaglione... ». Il Pavaglione per le città e cittadine emiliane è un po’ l’antico Foro: ma non tanto sacro che non venga scelto a teatro delle più matte avventure. È un boccascena capace che inquadra perfettamente le gesta dei moderni corsari dell'amore. Si aggiunga che il Valli è un narratore vivace e divertente, che il suo umorismo è di buona tempra e che la sua Romagna è anticonvenzionale e sincera quanto la realtà del suo paesaggio e del suo costume.
Facsimile delle impaginazioni di Leo Valli.
Omaggio a Giulio Salvadori
A Giulio Salvadori, morto nel 1928 a Roma, l’Università Cattolica di Milano, dov’egli insegnò per cinque anni, rende onore pubblicando tre volumi di scritti scelti ai quali ha dato amorose cure Carlo Calcaterra. Liriche e Saggi s'intitolano i tre volumi (Società editrice « Vita e Pensiero », Milano 1933 - L. 75): il primo comprende le liriche; il secondo i ricordi dei primi studi e testimonianze di storia civile e letteraria; il terzo i saggi e le memorie dell’ultimo periodo della vita dello scrittore: il quale appartenne da giovane alla schiera dei « parnassiani » e credette nella magia capziosa dello stile (era il periodo della « Cronaca bizantina », e nel famoso foglio letterario romano il Salvadori fece con onore le sue prime prove di poeta e di critico), ma per staccarsene presto, poichè maturò in lui fin dal 1885 una crisi che lo ricondusse alla fede cattolica dai cui insegnamenti non si dipartì più. Morì, come s’è detto, insegnante nell'Università Cattolica: e di questo suo ultimo apostolato discorre il padre Gemelli in alcune calde pagine introduttive. Ma la figura completa del Salvadori artista e maestro, uomo e credente, balza dal bellissimo saggio col quale il Calcaterra, che gli è succeduto nell'insegnamento della Letteratura italiana, apre la scelta degli scritti. La chiaroveggenza autocritica del Salvadori è messa in piena luce dal Calcaterra al quale si deve, nelle pagine dello studio dedicale alla giovinezza inquieta del Salvadori, un esame quanto mai vivo e originale dei caratteri spirituali ed artistici del periodo « bizantino », cioè un capitolo della nostra storia letteraria sulla fine dell’ottocento che nessuno aveva ancora scritto con tanto acume e tanta precisione. Il Calcaterra delinea assai bene il dramma interiore del Salvadori, coglie i presentimenti della sua crisi fin dagli scritti giovanili: « il vero Salvadori — egli dice — stava in recessi più riposti, non tocchi dal carduccianismo nè dal dannunzianismo nè dal darvinismo; e non appena la crisi sofferta riportò alla luce il vero animo dell'uomo, si rividero anche nella lirica i segni nativi delle prime sue tendenze ». E quanto al valore di questa lirica, le conclusioni equilibrate e giuste del Calcaterra si possono sottoscrivere: due tendenze egli avverte insidianti l’ispirazione del Salvadori, dovute in gran parte alle condizioni singolari nelle quali si svolse la sua vita spirituale: l’accademismo parnassiano per cui anche adulto trasceglieva cautamente le parole e le figurazioni; e la riflessione, il ripiegamento meditativo che lo conduceva a teorizzare e a sofisticare pensiero e parole; « ma nei momenti nei quali egli, come artista, potè vedere i suoi stati d’animo e la vita e il mondo fuor di queste due tendenze, allora giunse ad alcuni attimi sereni, che sono poesia per se stessi ».
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File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 27.09.33

Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “I libri della settimana,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://www.dioramagdp.unito.it/items/show/1236.